Ai primi posti della graduatoria nazionale per la libertà economica si classificano Bolzano, Vicenza e Cuneo, mentre agli ultimi posti risultano Napoli, Catania e Isernia. Per Genova, e più in generale la Liguria, il risultato non è favorevole, con il capoluogo regionale posizionatosi all’82° posto della classifica; tra gli altri capoluoghi liguri, Savona ottiene il miglior posizionamento (23°), seguita da La Spezia (45°) e Imperia (63°). È quanto risulta dallo studio, realizzato da Confcommercio Genova e Istituto Bruno Leoni e intitolato “La libertà economica nelle città italiane”, presentato questa mattina a Genova nell’ambito dell’assemblea pubblica di Confcommercio Genova e di Confcommercio Giovani Imprenditori Genova. L’evento è stato organizzato organizzato da Confcommercio in collaborazione con Istituto Bruno Leoni e Comin & Partners.
Lo studio prende in esame 100 capoluoghi italiani, analizzati e classificati secondo le prerogative e le condizioni di libertà economica − intesa come facoltà per gli individui e le imprese di investire, crescere e innovare − che in questi si osservano. La ricerca ha restituito una stima delle città italiane che meglio riescono a coniugare un’economia vivace, con i dati ad esempio sul numero di imprese pro capite, e una capacità di attrarre lavoratori anche dall’esterno dei propri confini. Il buon andamento dell’economia è stato anche associato a una gestione rigorosa del bilancio pubblico e conseguentemente a un basso livello di pressione tributaria locale, oltre che a un sistema giudiziario efficiente.
Alla luce dell’indice, Genova appare come una città che tassa molto l’attività economica, ha un livello di spesa pubblica non eccessivo, ma dominato dalle spese correnti e gravato da un vasto debito. Inoltre, nonostante una buona performance relativamente ai tempi della giustizia, le sanzioni amministrative presentano un tasso di riscossione relativamente basso. Infine, dal punto di vista economico, Genova non sembra riuscire a crescere come polo di attrazione di imprese e lavoro, pur avendo alcune eccellenze che potrebbero e dovrebbero essere valorizzate, anche in una chiave di sviluppo urbano finalizzata ad attirare nuove iniziative e attività produttive. Alla luce dell’indice, Genova appare come una città che tassa molto l’attività economica, ha un livello di spesa pubblica non eccessivo ma dominato dalle spese correnti e gravato da un vasto debito. Inoltre, nonostante una buona performance relativamente ai tempi della giustizia, le sanzioni amministrative presentano un tasso di riscossione relativamente basso. Infine, dal punto di vista economico Genova non sembra riuscire a crescere come polo di attrazione di imprese e lavoro, pur avendo alcune eccellenze che potrebbero e dovrebbero essere valorizzate, anche in una chiave di sviluppo urbano finalizzata ad attirare nuove iniziative e attività produttive.
«Lo studio mette a confronto i capoluoghi di tutta Italia, per darci lo stimolo a guardare e a capire cosa succede altrove, anche a poca distanza da noi. I risultati, interessanti e problematici, di riflessione e prospettiva, non vanno giudicati ma studiati, perché solo comprendendo e approfondendo daremo un vero futuro al territorio e speranza ai giovani che ne saranno protagonisti» ha spiegato Alessandro Cavo, presidente di Ascom Confcommercio Genova.
«Noi giovani imprenditori abbiamo la necessità di comprendere in modo chiaro e inequivocabile cosa si intende fare per il domani della nostra città e della nostra Regione, perché solo così possiamo e potremo continuare ad investire verso il futuro − ha aggiunto Daniele Pallavicini, presidente Giovani Imprenditori di Ascom Confcommercio Genova − questo incontro non rappresenta solo un momento di riflessione, ma un’opportunità concreta per progettare i prossimi anni della nostra città. La Genova che Verrà non è un’idea astratta, ma un obiettivo che possiamo e dobbiamo costruire insieme, con il contributo di tutti, dai corpi intermedi alle amministrazioni pubbliche».
È ottimista il sindaco di Genova Marco Bucci. «Io penso – ha dichiarato – che invece noi abbiamo fatto tantissimo per il commercio e stiamo lavorando molto bene e i dati lo dicono, l’aumento dei posti di lavoro, l’aumento del pil, siamo passati da ventisettemila a trentacinquemila dopo sette anni a Genova e non è successo in nessun’altra città d’Italia. Quindi io ne sono molto orgoglioso. Noi stiamo andando nella direzione giusta, Genova è la città che ha meno supermercati in assoluto tra tutti i capoluoghi di provincia in Italia, in proporzione al volume. Se tutto il commercio vuol dire cento, a Genova i supermercati sono circa su quarantanove e cinquanta. Nelle altre grandi città sono a settanta. Quindi siamo quelli che ne hanno meno in assoluto. Ma questa diatriba non ha senso, bisogna essere competitivi con online. Bisogna essere competitivi con quello che è la tendenza dei giovani e i giovani comprano in modo completamente diverso. Quindi bisogna andare su questi trend che sono il futuro del mondo. Non si può fare le barriere contro il futuro. E comunque Genova ha un discorso estremamente importante per quello che riguarda l’aumento dei posti di lavoro e l’aumento delle persone. Qui abbiamo non solo quelli che vivono qua e non sono residenti, ma i residenti stessi, quelli certificati dall’Anagrafe stanno aumentando, sono aumentati nel 2022, nel 2023 e sono in continuo aumento anche nel 2024, quindi stiamo raggiungendo tutti gli obiettivi che ci eravamo preposti ma soprattutto stiamo marciando in una direzione che è di grande crescita e su questo nessuno può dire nulla, è un grande vantaggio che abbiamo, sarebbe un peccato enorme ritornare indietro».
«I dati − ha ribadito il sindaco – dicono che stiamo crescendo e crescendo bene e soprattutto sta crescendo l’industria cioè stanno crescendo i lavoratori dipendenti dell’industria sapete che abbiamo portato una grande industria che non esisteva sette anni fa che l’industria digitale dei cavi settomarini che sta andando veramente bene e soprattutto sta richiamando un sacco di investimenti dall’estero».
A proposito dei cavi, Paola Girdinio, presidente di Start 4.0, ha sottolineato: «I cavi non sono cavi fini a se stessi come quando costruisci un’autostrada e non ci metti i caselli. Noi in questo momento abbiamo una fortuna incredibile, arrivano un sacco di cavi che portano terabyte di dati, ma li stiamo gestendo, non è che stiamo costruendo un’autostrada senza un casello. Perché stiamo realizzando quello che si chiama internet exchange, un punto di scambio, il casello di questi cavi che permetterà di avere una ricaduta significativa su Genova e permetterà un utilizzo rapido e immediato delle informazioni che possono derivarne. In pratica avendo questo casello abbiamo un vantaggio rispetto agli altri. Perché e quando tu fai una ricerca in internet, per esempio, non è che la ricerca viene fatta in un motore che è qua a Genova, magari passa da Milano, poi da Milano arriva a Parigi e poi ti ritorna l’informazione. C’è un tempo di latenza. Avere la possibilità di avere un internet exchange qui vuol dire che un operatore come Vodafone, per esempio, se è carico, gira su Tim e immediatamente ti permette di fare la ricerca sul territorio riducendo questo tempo di latenza, quasi annullandolo. Quindi chi opera sul territorio ha dei grossi vantaggi».
Secondo la presidente di Start 4.0 in fatto di innovazione «l’humus genovese c’è perché noi abbiamo un Centro di competenza, abbiamo l’Iit, abbiamo l’ecosistema Raise, progetto per lo sviluppo di un ecosistema di innovazione. E abbiamo, cosa di cui io sono molto orgogliosa, dico un territorio ricco di piccole e medie imprese dell’high tech che sono tra le migliori d’Italia se non le migliori d’Italia, che lavorano a livello internazionale e che possono dare un contributo molto significativo al processo di innovazione del territorio».
L’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessio Piana ha sottolineato: «Abbiamo effettuato le esperienze positive della Regione a sostegno e accompagnamento degli investimenti della piccola e media impresa, in particolare del commercio, con uno strumento che è quello della Cassa Commercio riconosciuta anche a livello nazionale come uno dei metodi più virtuosi con i quali vengono utilizzati i fondi europei di sviluppo economico. che valorizza sicuramente l’impresa neocostituita, quella che ha più 20 anni di attività, l’imprenditoria femminile e le imprese che sono operative nell’entroterra. Questo come esempio positivo, insieme ai Patti d’Area e alle intese commerciali, che sono strumenti di altra natura che portano alla possibilità di introdurre una regolamentazione commerciale di dettaglio in determinate aree, definite insieme alle amministrazioni comunali con o la prefettura o la questura». Quanto al commercio, Piana ha ricordato che «Abbiamo uno strumento che si chiama Cassa Commercio, un unico a livello nazionale che ci stanno copiando dalle altre Region, abbiamo adottato la prima legge nazionale di ricevimento dei nuovi patti d’area e delle nuove intese. E sosteniamo in maniera decisa i Civ, il mercato di vicinato e la campagna Comprasottocasa».
«D’altra parte – ha detto Carlo Stagnaro, direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni, a proposito dei limiti di Genova e dela Liguria emersi dalla ricerca – questo significa anche che ci sono ampi margini di miglioramento, su cui con interventi, sia a livello locale, sia non solo, perché l’autonomia delle città e delle Regioni è e limitata in Italia rispetto ad altri paesi. Genova può e dovrebbe diventare più attrattiva anche nella prospettiva del miglioramento dei collegamenti infrastrutturali».