Sei anni di segni meno. Bilanci in picchiata, sale sempre più vuote e lo spettro del fallimento ormai dietro l’angolo. Questo il quadro sintetico della Casinò spa, la società municipalizzata che gestisce la casa da gioco sanremese. Che a partire da questo mese ha cominciato la dieta dimagrante, per scacciare l’incubo della bancarotta e ritornare a essere una risorsa, invece che un peso, per la città e le realtà locali del Ponente ligure.
In cifre, la crisi del Casinò si legge così: dall’ultimo consuntivo del 2007, l’introito lordo dei giochi è passato da poco più di 92 milioni di euro ai 50 del 2012. Un crollo che si è fatto sentire in particolar modo sulle slot machine (da 63 milioni a 35) e sui giochi francesi (roulette, chemin de fer…) passati dai 19 milioni del 2007 ai 4 milioni e mezzo del 2012. Un vero e proprio filotto di annate negative, che hanno eroso non solo gli incassi della società, ma anche le fortune della città di Sanremo (il cui bilancio è legato a quello dell’azienda) e delle realtà limitrofe, a cui ormai non ritorna in cassa nemmeno un euro. almeno fino allo scorso mese quando, dopo una primavera calda fatta
di trattative tra dirigenza e sindacati, è stato varato il piano di salvezza aziendale. Un piano che si traduce in un contratto di solidarietà, in vigore per due anni, con tagli allo stipendio e al tfr dei lavoratori, esodi per il personale alla soglia della pensione, e risparmi gestionali. L’obiettivo è quello di far scendere la voce delle spese dai circa 48 milioni a 42, che permetterebbero di tirare il fiato e provare a risalire la china. Ma ci sono voluti ben due referendum, e altrettante ipotesi sul tavolo, prima dell’ok definitivo.

La prima ipotesi, un piano di riordino basato sul taglio degli stipendi ma non dell’orario di lavoro, è stata bocciata dai lavoratori nel mese di aprile, col fronte del no guidato dalla Cgil. La seconda, quella in vigore dal primo luglio, ha visto la strenua opposizione dello Snalc, il sindacato autonomo dei lavoratori della casa da gioco. Ma i dipendenti, di fronte all’opzione dei 123 esuberi secchi presentata dal cda, hanno scelto, alla fine, la via della conciliazione, seppur con soli 149 sì e 122 no, su 329 aventi diritto. Un risultato che non è piaciuto ai delegati dello Snalc: «Questo nuovo contratto – dichiara il presidente Lorenzo Semeria – taglia in modo abnorme sul personale, riduce la produttività e non si avvale del fondo interno di emergenza per gli incentivi all’esodo presente in azienda, appoggiandosi invece all’Inps. Ci opporremo e faremo un esposto all’ufficio territoriale del lavoro».

«Per noi era importante evitare i licenziamenti collettivi – afferma invece Paolo Marengo, Slc-Cgil – mentre la prima ipotesi prevedeva un taglio dello stipendio a orario pieno, ed era peraltro facilmente impugnabile». «Sono stati mesi difficili per tutti – dice Massimo Scialanca, Fisacat- Cisl – sfociati anche in liti a mezzo stampa tra gli stessi rappresentanti dei lavoratori. Noi abbiamo fiducia nella bontà dell’accordo, e nella buona volontà che sta dimostrando oggi l’azienda».
Lotte sindacali a parte, rimane da risolvere il nodo del rilancio, unica arma per far tornare stabilmente il segno “più” a fine anno. Secondo il cda, nel mese di giugno si è finalmente verificata, per la prima volta da ben 42 mesi, un’impennata degli incassi del 15,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

«La casa da gioco ha recuperato 12 punti percentuali di flessione rispetto al 2012 – si legge nel comunicato ufficiale – un dato che permette non solo di rispettare le previsioni economiche annuali ma di superarle». Sul vero e proprio exploit dello scorso giugno è già cominciata la girandola delle interpretazioni. C’è chi ricorda il giugno dello scorso anno come il mese nero per eccellenza (30% sul 2011), smorzando di fatto i trionfalismi della direzione. Fonti interne all’azienda, invece, parlano di un risultato ottenuto anche grazie a una settimana di grandi giocate al tavolo roulette (tra i 700 e gli 800 mila euro di “perdite al tavolo”), rese possibili dal lavoro dei porteur, dell’ufficio fidi e alla costante presenza in sala del direttore dei giochi. Un’azienda che è tornata a fare il suo lavoro, dunque, con la certezza che, quando tutto funziona, il banco vince sempre. «Aver raggiunto il risultato che ci permette l’equilibrio di bilancio con sei mesi di anticipo, dopo aver chiesto il sacrificio anche dei lavoratori per mettere in sicurezza l’azienda – sottolinea il presidente di Federgioco Marco Cambiaso, consigliere di Casinò spa – è per noi l’inizio di un nuovo corso. Abbiamo raggiunto questa prima meta attraverso una precisa programmazione, dove prestigiosi eventi, rinnovata attenzione alla clientela, nuovi tornei di poker hanno potenziato la nostra offerta di gioco e di servizi, fidelizzando nuovi clienti e riportando nelle sale giocatori anche importanti, che non tornavano da tempo».