“La vedova” di John Grisham (pubblicato da Mondadori, traduzione di Luca Fusari e Sara Principe), ultimo romanzo dell’autore americano, ambientato nella Virginia di provincia, è insieme un legal thriller, un mistery e anche un ritratto piscologico e sociologico.
Protagonista del romanzo è Simon Latch, avvocato alle prese con un lavoro che non lo soddisfa, che non richiede competenza professionale e non genera alti guadagni, una routine di fallimenti, multe e pignoramenti, un matrimonio finito male, un imminente divorzio e la dipendenza dal gioco d’azzardo. Latch è avvilito dall’insuccesso professionale, soffre per per il fallimento della vita familiare ed è angoscato dai debiti che fatica a saldare.
Un giorno alla porta del suo studio bussa Eleanor Barnett, anziana vedova che vuole fare testamento. A quanto pare, il marito le ha lasciato una fortuna considerevole di cui nessuno è al corrente. Latch viene incaricato dell’esecuzione testamentaria: dovrà amministrare il lascito della vedova per erogare, nel corso del tempo, le somme agli enti benefici stabiliti nel testamento. E per questo incarico si assegna un lauto stipendio. L’anziana signora è in ottima salute ed è ipotizzabile che l’incarico non entri in esecuzione a breve termine ma sembra comunque un garanzia per il futuro dell’avvocato in difficoltà. La vedova, però muore poco dopo avere redatto il testamento e Latch viene accusato e processato con l’accusa di averla uccisa. Tutti gli indizi portano a lui, innocente. L’unico modo per salvarsi è trovare il vero assassino.
Come legal thriller il romanzo è appassionante: Grisham sa rendere la drammaticità insita nel tipo di processo adottato negli Usa, strutturato come uno scontro tra accusa e difesa, dove le parti hanno un ruolo centrale nel presentare prove e argomentazioni, e la decisione finale sulla colpevolezza spetta a una giuria popolare, il che aumenta il senso di imprevedibilità del giudizio, che può essere influenzato da fattori emotivi e da pregiudizi. La spettacolarizzazione inizia con il processo di selezione dei giurati e finisce con il pronunciamento della giuria. Graham è maestro nel coinvolgere il lettore nel duello tra accusa e difesa, caricando al massimo la tensione narrativa.
Alla suspense contribuisce in misura determinante la dimensione thriller del romanzo: sappiamo che l’assassino non è Latch ma allora chi è? E Latch farà in tempo a scoprirlo ed, eventualmente, a portarlo in giudizio prima che il tempo scada? Non lo capiremo fino alle ultime pagine.
Infine, “La vedova” ci offre uno spaccato della vita del ceto medio della provincia americana e si può anche considerare un romanzo di formazione. Non è un’indagine sociologica ma il racconto della vita quotidiana di Latch, delle sue debolezze e delle sue difficoltà ci fa conoscerere un mondo in parte diverso dal nostro, quello della provncia americana. Ma fa riflettere anche sulla nostra vita: l’errore, il rimorso e la possibilità del riscatto riguardano tutti noi.



























