Il direttore generale di Amt Ilaria Gavuglio è stata sospesa in via cautelare dall’incarico per contestazioni disciplinari.
La comunicazione è stata inviata dall’azienda di trasporto pubblico con una nota ufficiale. È stato il cda di Amt a deliberare la decisione all’unanimità “considerata la responsabilità degli amministratori di garantire l’adeguatezza dell’assetto organizzativo e amministrativo, tenuto conto della gravità della situazione finanziaria, patrimoniale ed economica della Società”.
Il cda ha quindi assegnato ad interim il ruolo di direttore generale, per il tempo necessario e funzionale al compimento delle procedure relative e conseguenti alla suddetta lettera di contestazione disciplinare a Paolo Ravera, attuale direttore amministrativo.
Amt fa sapere che la lettera di contestazione disciplinare, che conta nove specifiche contestazioni, è stata già notificata alla stessa e che Paolo Ravera ha già ricevuto la procura notarile per svolgere l’incarico allo stesso conferito.
Gavuglio, già presidente del collegio sindacale, era stata nominata presidente di Amt dal dicembre 2022 dopo le dimissioni di Marco Beltrami. Era poi diventata anche direttore generale nel novembre 2024, carica che ha mantenuto sino a oggi.
Secondo quanto riporta l’Ansa, nella lettera del cda firmata dal presidente Federico Berruti, vengono imputate condotte “gravissime sia in sé e per sé sia in nome del ruolo verticistico e super apicale” e si parla di “grave perdita e assenza di fiducia”. Alla manager vengono altresì dati cinque giorni di tempo per contestare o giustificare i fatti contestati, periodo nel quale sarà comunque sospesa e per cui sarà fatto divieto di accesso ai locali e ai sistemi informatici aziendali. Nelle nove contestazioni si parla di “omissioni informative e ritardi gestionali verso gli organi di controllo”, innanzitutto per il “mancato tempestivo invio del piano di cassa richiesto dal revisore legale e la tardiva rappresentazione delle tensioni di liquidità e dei debiti commerciali scaduti oltre 90 giorni”, ma vengono citate anche “violazioni dei principi di corretta rappresentazione contabile” relativamente al preconsuntivo 2024, nonché “l’inosservanza delle prescrizioni e delle scadenze fissate dal collegio sindacale e dal revisore” per non aver provveduto con sufficiente impulso all’adozione tempestiva e all’attuazione del piano d’intervento. Il cda punta poi il dito contro la politica tariffaria “priva di istruttoria, monitoraggio e copertura finanziaria”. Gavuglio viene accusata di averla adottata solo confidando nell’arrivo di fondi ministeriali e regionali, “fondi peraltro inferiori ai mancati ricavi determinati dall’adozione della suddetta politica tariffaria”. Le contestazioni sono relative anche a un “comportamento omissivo e negligente nella gestione delle sotto-compensazioni ammontanti, solo per l’anno 2024, a circa 50 milioni di euro”, a una “assenza di adeguata programmazione e copertura degli investimenti” e al “deterioramento della posizione finanziaria netta e aumento degli oneri finanziari per indebitamento bancario”. Infine viene citato un “comportamento lesivo del vincolo fiduciario e della reputazione aziendale” per “riscontrate condotte pubbliche e interne di critica e discredito nei confronti degli indirizzi e delle decisioni assunti dal consiglio di amministrazione” per esempio anche durante la recente commissione consiliare a palazzo Tursi.



























