Tempi confermati per la realizzazione della nuova diga foranea di Genova, la cui Fase A attualmente in corso terminerà entro fine 2027, con un possibile lieve slittamento della conclusione della Fase B al primo trimestre 2028, che deve essere ancora appaltata con gara europea, a differenza della Fase A. Lo chiarisce il presidente della Regione Liguria e commissario straordinario di governo per la realizzazione dell’opera, Marco Bucci, parlando con la stampa prima dell’inizio della seduta del Consiglio regionale, al termine della commissione di stamattina, convocata alle 7.45. «In ogni caso – chiosa Bucci – sono sempre due anni e mezzo, tre anni in anticipo rispetto alla prima previsione di fine 2030, se avessimo fatto le due fasi in consequenziale e non in parallelo, come faremo».
Il presidente e commissario, scrive l’Agenzia Dire, rileva che i costi dell’opera sono saliti al momento a 1,55 miliardi. «La differenza dagli 1,3 miliardi iniziali è dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime e da qualche imprevisto e la variante per la Fase A», spiega Bucci.
La discussione della commissione, a porte chiuse, è stata in parte replicata poco dopo in aula, a porte aperte, con le risposte dello stesso Bucci a cinque interrogazioni presentate dall’opposizione. «È andato tutto molto bene – sostiene Bucci – abbiamo fatto chiarezza su tante cose, ho avuto almeno una trentina di domande e abbiamo risposto bene a tutte». Bucci conferma che la “Fase B andrà a gara non appena arriverà la certificazione dal Mit che ci autorizza i 142 milioni”. Risorse che fanno parte dei 300 milioni ottenuti dal governatore nella recente missione romana della settimana scorsa, a cui si affiancano i 160 milioni aggiuntivi per la Fase A, in corso di realizzazione.
La copertura, spiega il governatore, “è garantita dal Mit attraverso il definanziamento di alcuni progetti a livello nazionale che sono in ritardo e che saranno rifinanziati il prossimo anno dal Mef. D’altronde, è assolutamente normale non tenere i soldi impegnati, se c’è una cosa che non va”. Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei lavori, Bucci informa che la posa del primo materiale sul fondo è arrivata all’80%, quella delle colonne al 45%, lo scanno è all’11%, la posa dei cassoni all’8% e i riempimenti al 3%. Inoltre, sempre per la Fase A, al momento, sono stati pagati 320 milioni, circa il 30%. L’ultimo cassone della Fase A “sarà posato a luglio 2027”. Sulla Fase B, invece, ricorda il presidente-commissario “chi vincerà la gara dovrà anche trovare un posto dove fare i cassoni. Ma possono anche essere fatti in Spagna o in Sardegna: già ora quelli della Fase A arrivano via mare da Vado, a 40 miglia di distanza. Una notte o due in più di viaggio cambia poco”. Si passa, poi, ai tempi per arrivare all’assegnazione anche della Fase B: “60 giorni di gara, 30 giorni di assegnazione, altri 15 giorni per la stipula del contratto. Io voglio partire appena arriva la lettera del Mit. Anche perché il progetto tecnico è già pubblicato da un mese e mezzo, quindi chi è interessato se lo può andare a vedere senza problemi”.
Dal punto di vista tecnico, invece, il governatore sostiene “che tutti i problemi sono stati risolti. L’unica cosa che dobbiamo risolvere adesso è che dai nuovi cassoni da 66 metri non si stacchino pezzi quando si eleva il cassero. Ma lo vedremo a luglio”. Poi, assicura che, a differenza di quanto ipotizzato dal viceministro a Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, “non sarà necessario rifare i sette cassoni già posati, con un calcestruzzo ritenuto più idoneo. Le eventuali riparazioni del cemento che si è staccato si possono fare in situ”. Quanto ai riempimenti dei cassoni, Bucci assicura che “saranno fatti in accordo con la legge italiana, non ci saranno eccezioni. Il fatto che le autorizzazioni ora possano avvenire in maniera più snella attraverso Arpal, Asl e gli uffici dell’Ambiente non comporta nessun conflitto di interessi perché se chiunque provasse a orientare un giudizio, ci sarebbe un’immediata segnalazione alla Procura”.
Critico il consigliere regionale di Linea Condivisa Gianni Pastorino: «Oggi in consiglio regionale il presidente Marco Bucci si è presentato per riferire sull’andamento della diga foranea di Genova. Un confronto atteso, ma deludente: nessuna chiarezza, nessuna trasparenza sui costi, nessuna risposta concreta sui tempi», dice.
«La verità – aggiunge – è che siamo di fronte a un progetto sbagliato fin dall’inizio. Si è scelta una diga da progetto ardito, con enormi complicazioni tecniche e rischi noti. Oggi ne paghiamo le conseguenze: cassoni non collaudabili, fondali da dragare con extracosti, fasi in ritardo cronico. Un’opera che rischia di diventare un fallimento ingegneristico e finanziario. Ma il punto politico è ancora più grave: il presidente della Regione è anche commissario straordinario per l’opera. Una concentrazione di ruoli che indebolisce ogni garanzia di controllo. Chi dovrebbe vigilare è lo stesso che firma, decide, appalta. E quando gli chiediamo conto in aula, risponde come se tutto andasse bene mentre i fatti dicono il contrario».
«Abbiamo chiesto dati, certezze, documenti – dice Pastorino -. A oggi non esiste un cronoprogramma chiaro, non sappiamo quanto costerà davvero l’intervento, non è previsto un sistema indipendente di monitoraggio. E soprattutto: perché non vengono pubblicati i dati del CCT, il Collegio Consultivo Tecnico? Sarebbe doveroso rendere pubbliche le informazioni su avanzamento lavori, collaudi, rilievi, analisi tecniche. La trasparenza non può essere solo una parola nei comunicati stampa: deve tradursi in accesso ai dati. Finché questi dati restano riservati, ogni dichiarazione ufficiale appare poco credibile. E poi: chi sono i veri beneficiari? Le cittadine e i cittadini di Genova o gli interessi privati che gravitano intorno al porto? Sarebbe doveroso vincolare l’utilizzo di questi fondi pubblici a impegni precisi su occupazione, sicurezza e ricadute sociali. Genova non può permettersi una grande opera nata male e gestita peggio. La trasparenza non è una concessione: è un dovere verso chi paga tutto questo».
«La procedura per la realizzare la nuova Diga di Genova è opaca, l’approccio della giunta Bucci è scorretto: i costi stanno lievitando, i lavori sono in ritardo e il conto sarà pagato dai cittadini». Selena Candia, capogruppo di AVS in consiglio regionale, punta il dito contro l’approccio della giunta Bucci sui lavori per la realizzazione della nuova Diga.
«Quest’opera è stata finanziata dalla Regione con 57 milioni di euro, ma i lavori sono in forte ritardo. La fase B, inizialmente prevista per il 2027, non sarà completata prima del 2029, poiché la gara d’appalto non risulta ancora avviata e il consorzio Pergenova Breakwater stima una durata minima di 39 mesi dalla firma del contratto. Il dragaggio previsto per la fase A, pari a 800 mila metri cubi, è in forte ritardo, con solo 65 mila metri cubi autorizzati a oggi, e la scadenza è già stata posticipata», spiega Selena Candia.
E attacca: “A oggi risulta posato solo l’ottavo cassone su 93 totali, mentre il nono è stato appena varato, e il completamento fisico dell’opera si attesta intorno al 20%. I costi della sola fase B sono aumentati da 350 a 469,7 milioni di euro, con ulteriori 162 milioni richiesti tramite i fondi di Sviluppo e coesione. La Banca europea degli investimenti non ha ancora autorizzato il prestito da 264 milioni di euro, a causa di verifiche in corso sulla documentazione progettuale».
Candia denuncia i rischi di maggiori costi per le casse pubbliche: «L’appaltatore ha già avanzato riserve economiche per circa 300 milioni di euro, a fronte di uno stato di avanzamento ancora parziale. È attualmente in corso un’indagine della Procura europea, che coinvolge esponenti apicali dell’autorità di sistema portuale, della società Webuild e della società Sidra, per presunte irregolarità negli appalti».
La capogruppo di AVS contesta duramente le modalità progettuali. «Si è deciso di realizzare un’opera ardita, su un fondale a 50 metri di profondità, quando si poteva fare a 30 metri di profondità, con una minore spesa e un minore impatto ambientale. Il dibattito pubblico con la cittadinanza è stato ridotto all’osso ed è durato solo tre sedute. I cittadini e le associazioni hanno ragione a protestare, perché le informazioni non sono né chiare né trasparenti», conclude Candia.
A margine dell’interrogazione odierna, il capogruppo regionale del M5S Stefano Giordano ricorda: «Al netto del cronoprogramma in ritardo e dei costi schizzati alle stelle, come confermato da documenti ufficiali resi pubblici, preoccupa la mancata trasparenza a monte e a valle dell’opera. Sappiamo come è iniziato l’iter della gara, comprovato da un’intercettazione tra Spinelli e l’ex presidente Toti. È storia. Quello che invece è emerso oggi è ben più preoccupante delle chiacchierate tra amici: oggi, in Commissione, l’avvocato della struttura commissariale ha dichiarato che non è possibile prevedere l’imprevisto geologico legato all’opera. Una frase che dice tutto e niente. Non si possono accettare ambiguità in tema di sicurezza e protezione civile. Se qualcuno ha dei dubbi, si rilegga le relazioni del super esperto Piero Silva».
«Se va tutto bene e loro sono tutti così bravi, come mai il presidente Bucci si scalda tanto in Aula interrompendo continuamente l’opposizione? Forse perché sa che prima o poi le bugie sulla diga gli si ritorceranno contro – aggiunge Giordano -. Sul cronoprogramma, è già stato smentito dall’appaltatore (di fase A) e dal progettista (Consorzio PerGenova Breakwater, guidato da Webuild): secondo i documenti ufficiali, infatti, l’opera terminerà nel primo semestre 2029, dunque 2 anni dopo rispetto a quanto sostenuto pubblicamente dai due incaricati governativi. Sui costi, a Bucci abbiamo chiesto tre volte a quanto ammontano. Abbiamo ricevuto tre risposte discordanti. Non lo sa nemmeno lui. Siamo molto preoccupati. Per questo continueremo a fare domande e continueremo a calendarizzare commissioni dedicate, alle quali tutti dovranno presenziare. Bucci in testa. Basta bavagli».