Il decreto “Salva-Ilva” scongiura il disimpegno di ArcelorMittal nell’impianto ex Ilva di Taranto. Il gruppo siderurgico aveva annunciato la decisione di chiudere il sito se non fosse stata introdotta una nuova norma che ripristinasse l’ esimente penale per l’ attuazione del piano ambientale, cancellata dal decreto Crescita, e in scadenza il 6 settembre.
Sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto “Misure urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali”, approvato dal cdm il 6 agosto, che nell’ articolo 14 contiene le misure “salva-Ilva”. Nel provvedimento si precisa che gli interventi realizzati da ArcelorMittal in osservanza delle disposizioni contenute nel Piano Ambientale non possono dar luogo a responsabilità penale, ma «resta ferma la responsabilità» penale, civile e amministrativa per la violazione di norme a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori».
In una nota ArcelorMittal «prende atto della pubblicazione avvenuta oggi sulla Gazzetta Ufficiale di un decreto legge adottato dal Governo italiano che modifica il cosiddetto Decreto Crescita, che aveva eliminato la tutela legale in attesa dell’attuazione del piano ambientale per lo stabilimento di Taranto. Dopo la sua pubblicazione, il decreto legge entra in vigore immediatamente, anche se la sua permanenza nell’ordinamento è soggetta a ratifica da parte del Parlamento italiano entro 60 giorni. A seguito di tale sviluppo, ArcelorMittal Italia continuerà ad operare oltre il 6 settembre pur continuando a monitorare gli impatti giuridici, normativi e operativi relativi all’impianto di Taranto per quanto concerne la sua attività».
Matthieu Jehl, ceo di ArcelorMittal Italia, commenta: «Il nuovo decreto legge significa che, almeno per il momento, siamo in grado di continuare a gestire lo stabilimento di Taranto oltre il 6 settembre, pur continuando a valutarne l’impatto potenziale. Ora dobbiamo affrontare la questione dello spegnimento che è stato ingiunto per l’altoforno numero due. I Commissari Straordinari dell’Ilva AS, responsabili della questione, hanno presentato al Tribunale di Taranto una nuova istanza a tale riguardo. Mi auguro che si trovi una soluzione che ci consenta di continuare a far funzionare i tre altiforni indispensabili per la sostenibilità a lungo termine dello stabilimento di Taranto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i nostri dipendenti che continuano a gestire l’impianto e a produrre l’acciaio presente in molti aspetti delle nostre vite quotidiane e nelle infrastrutture italiane».