La Liguria è la seconda regione in Italia per quota percentuale degli addetti nei settori ad alta intensità di conoscenza nelle imprese dell’industria e dei servizi. Lo rileva l’Istat nell’aggiornamento della Banca dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, con il Focus sugli obiettivi dell’Accordo di Partenariato (2014-2020), di cui fanno parte ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione (obiettivo 1).
Gli ultimi dati disponibili a livello nazionale risalgono al 2013 e vedono la regione seconda con il 21,4% dopo il Lazio (25%). La media nazionale è del 17,3%.
Tra gli altri indicatori legati all’obiettivo tematico numero 1 ce ne sono alcuni in cui invece la Liguria è indietro: su 100 nuove imprese solo 6,9 sono ad alta intensità di conoscenza, (1706 quelle nate nel 2013) contro il 10,7% della Calabria o, parlando del Nord, il 7,6 della Lombardia.
Il tasso di sopravvivenza a tre anni delle imprese in questo settore è sceso dal 73,5% del 2010 al 53,2% del 2013 (nel 2013 sono 803 le sopravvissute), meglio – per esempio – rispetto al Piemonte (52,2%), ma inferiore rispetto a Trentino Alto Adige (59,5%), Veneto e Lombardia (56,1), Toscana (55,3). Nel 2013 erano 24.640 le imprese attive nel settore ad alta intensità di conoscenza, un numero in costante calo (nel 2006 erano ben 35.107). La percentuale di occupati nel settore ad alta tecnologia rispetto al totale è del 3,4%: dopo il Lazio con 6,2%, Lombardia (4,9%) e Piemonte (3,7%), la Liguria è quarta.
Dopo il brusco stop del 2013, il Pil ligure è tornato a crescere: da 45.642 milioni è risalito a 46.082, non ai livelli del 2010 ma quasi, ciò fa ben sperare in attesa dei dati 2014 anche per questo obiettivo tematico. Le spese per ricerca e sviluppo si erano contratte dal 2010 al 2013: da 639 milioni si era passati progressivamente a 630, 629 e 613 milioni.
La crisi si è comunque fatta sentire, con gli addetti alle unità locali delle imprese nei settori ad alta intensità di conoscenza in calo dai 99.701 del 2012 ai 98.560 del 2013.