In Liguria, le ospedalizzazioni e terapie intensive da Covid sono circa un decimo rispetto a quelle di un anno fa. Ma la Regione prevede un ulteriore innalzamento del numero di ricoveri, e si dice disposta ad applicare il “modello austriaco” di lockdown parziale per i non vaccinati nel caso in cui governo e comitato tecnico-scientifico volessero innalzare il livello di allerta epidemiologica. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a margine dell’inaugurazione della nuova sede dell’Arpal.
«Oggi – ha precisato Toti – la Liguria riesce ad avere ospedali con un carico non preoccupante di pazienti sia nella media intensità di cura, sia nelle terapie intensive. Siamo molto lontani non solo dai livelli dello scorso anno, con un numero di infezioni e ricoveri incommensurabilmente superiori a quelli attuali, ma siamo molto lontani anche dai livelli di guardia previsti dall’attuale normativa di sicurezza. All’interno dei nostri reparti, la maggioranza dei pazienti da Covid sono individui che hanno scelto di non vaccinarsi. Nel settore terapie intensive, stiamo parlando della sostanziale totalità dei pazienti. Alla luce di questo ritengo che, se i contagi continueranno a crescere, cosa probabile in questa stagione visto l’andamento del virus, e si dovesse arrivare a cambi di colore che prevedono restrizioni, queste dovrebbero valere solo per le persone che non si sono vaccinate. Non una misura punitiva contro chi non si è vaccinato, ma un modo per proteggere loro stessi dall’infezione, visto che sono i principali “clienti “della nostra sanità. Mi sembra un piano di semplice realizzabilità, basta distinguere il Green pass da vaccino dal Green pass da tampone».
Su un’eventuale richiesta allo Stato di un maggiore autonomia preventiva e nella libertà di applicare il lockdown selettivo, Toti si è mostrato cauto. «È difficile pensare a una autonomia regionale – ha detto – perché le misure riguardano molto spesso situazioni interregionali, come la mobilità di merci e cittadini tra i confini di province e regioni, l’utilizzo di treni e aerei. Ritengo che ciò debba essere oggetto di un serio confronto tra la conferenza delle Regioni. Con il governo, il ministero della Sanità, l’Istituto Superiore della Sanità e il commissariato del generale Figliolo occorre stabilire delle regole ampie e valide per tutti. Poi, possiamo gestire in casa gli specifici casi territoriali. È già stato fatto quando abbiamo chiuso i quartieri delle città l’autunno scorso, per esempio quando siamo intervenuti con rigidi provvedimenti sul Festival di Sanremo. Ma il quadro di regole dev’essere nazionale».