«Per 18 mesi la capacità di risposta del nostro sistema sanitario si è ridotta, perché si è concentrata sull’epidemia di Covid-19. L’effetto inibitorio, che oggi siamo in grado di misurare, ha avuto come conseguenza un tasso di extra mortalità che nel primo semestre 2020 si è attestato sul 5%, rispetto alla media del quinquennio precedente. Di questa extra mortalità, solo il 68% è riconducibile al Covid. Il resto può essere imputato alla minore capacità del nostro sistema sanitario di rispondere a determinate esigenze».
Lo rende noto Giuseppe Profiti, coordinatore della struttura di missione a supporto degli interventi del sistema sanitario regionale, in occasione della presentazione di Restart Liguria, il piano di rilancio del sistema sanitario, oggi a Palazzo della Borsa a Genova.
«Quasi un quarto della nostra capacità di risposta ospedaliera è rimasta inibita nell’ultimo anno e mezzo, tra il 20% e il 25% − spiega Profiti − Restart si prefigge di recuperare questa percentuale di produzione annuale, in modo da riassorbire la domanda di questo fabbisogno, e di impedire che si traduca in un’impennata dei tempi di attesa e quindi in mobilità passiva».
L’obiettivo è quello di accelerare, cercando di concentrare tutte queste attività “di recupero” entro il primo semestre 2022.
Per farlo, sono quattro le linee di intervento previste da Restart Liguria, su cui agire con strumenti di tipo finanziario e di tipo regolatorio e normativo:
Dal punto di vista finanziario, Restart Liguria punta a intervenire con 24 milioni di euro entro il terzo quadrimestre del 2021 e con ulteriori risorse pari a 40 milioni di euro entro il primo semestre del 2022:
Per quello che riguarda gli strumenti regolatori, il piano punta soprattutto a semplificare e riformare il quadro regolatorio del regime di libera professione intramuraria degli operatori sanitari:
«Il fallimento di questo progetto non è previsto − sostiene Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria − questo deve essere chiaro a tutti. Sarà uno sforzo per ciascuno di noi, e ci dobbiamo preparare ad affrontarlo, consapevoli che non possiamo permetterci di fallire. Perché fallire significherebbe buttare via i soldi dei cittadini – 22 miliardi di euro a livello nazionale per la sanità – e uscire ancora più malconci da questa pandemia. Dobbiamo invece uscirne più forti».