Alle prossime elezioni amministrative genovesi Azione potrebbe sostenere un candidato del centrosinistra oppure correre in autonomia: dipende dalla qualità del candidato e del programma della coalizione. Lo ha confermato ieri sera a Genova in un incontro con la stampa il leader di Azione Carlo Calenda.
«La nostra scelta prossime elezioni comunali genovesi – ha detto Calenda – dipende molto dal Partito Democratico. Dobbiamo evitare di candidare l’ennesimo funzionario di partito che poi, come alle regionali scorse, perde perché non rappresenta un pezzo di mondo che non si riconosce nel funzionario di partito.Qui abbiamo un gruppo di persone molto in gamba, a partire da Cristina Lodi, quindi valuteremo tutte le opzioni, tra cui anche quella di fare una corsa, che raggruppi un mondo pragmatico, che non ha voglia di imbarcarsi in lotte ideologiche, che faccia un progetto per la città. Vediamo, per ora non si capisce un granché. Noi finora siamo stati ad ascoltare, perché non è chiaro quello che vogliono fare. I nomi che girano non ci convincono. Francamente crediamo che non debbano essere persone riconoscibili per attività di partito, tantomeno dentro il porto, perché non mi pare proprio il caso».
Secondo Calenda l’esito delle scorse elezioni regionali liguri deve essere di insegnamento: «Una cosa troppo spostata a sinistra, che non ha la capacità di parlare a mondi importanti, moderati, liberali, popolari, rischia di consegnare la città alla destra, esattamente come è successo in Regione, pur essendoci stati Toti e il patteggiamento e tutto quello che abbiamo visto, alla fine la candidatura di Orlando non ha funzionato».
Il leader di Azione ha sottolineato che nelle dimensioni cittadine conta molto la qualità della persona, la qualità dei programmi, molto più che alle regionali. «La gente è più interessata alla qualità delle persone, e questa è una cosa è una cosa su cui ci sentiamo di misurarci. Quindi potremmo anche correre da soli, senza nessun problema, anzi ci stiamo riflettendo seriamente. Noi non siamo nel campo largo, non lo siamo mai stati. Alle regionali abbiamo fatto una scelta che è stata molto sofferta anche per il nostro elettorato, che è un elettorato di centro e Orlando incarna – non voglio discutere la qualità umana ovviamente – una sinistra molto sinistra di un uomo che è stato sostanzialmente solo funzionario di un partito».
La presenza di M5S nella coalizione che ha sostenuto Orlando, in una Regione dove sono in atto o in progetto molte grandi opere, che gli ex grillini potrebbero ostacolare, di per sé non avrebbe precluso la possibilità di trovare consensi nell’elettorato di centro, se il profilo del candidato fosse stato tale da garantire l’attuazione dei lavori.
«Questo fattore, la presenza di M5S, c’è sicuramente, però c’è anche il fatto che se si candida un profilo che è capace di interpretare la volontà di realizzare le opere, allora c’è, come posso dire, la possibilità di riequilibrare questo fattore. Ma se candidi una persona che, con tutto il rispetto personale – non esprimo un giudizio professionale – è un funzionario di partito, succede quello che è successo, cioè che l’elettorato centrista, il nostro elettorato, non ti segue. Infatti noi siamo stati in dubbio per lungo tempo. Non ti segue e non ci ha seguito perché non era convinto né della coalizione né della candidatura».