Il governo ha impugnato la legge della Regione Liguria n. 20 del 28/12/2023 “Disposizioni collegate alla legge di stabilità della Regione Liguria per l’anno finanziario 2024 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2024-2026)”. Questa la motivazione: in quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di ordinamento civile e tutela della salute, violano gli articoli 3 e 117, secondo comma, (lettera l), e terzo comma della Costituzione.
Sotto i riflettori l’articolo 47 della legge.
In via transitoria, fino all’anno 2025, anche al fine di migliorare l’integrazione tra le strutture facenti parte del sistema sanitario pubblico allargato, nelle strutture sanitarie private accreditate, anche parzialmente, con il Servizio sanitario regionale possono operare i dirigenti sanitari dipendenti dal Servizio sanitario regionale che abbiano optato per l’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria. Per ridurre le liste di attesa, in via transitoria, fino all’anno 2025, aziende sanitarie, enti e istituti del Servizio sanitario regionale sono autorizzati ad acquisire, nell’ambito dei budget a loro assegnati dalla giunta regionale sul Fondo sanitario regionale dei rispettivi esercizi dai propri dipendenti della dirigenza sanitaria a rapporto di lavoro esclusivo, in forma individuale o in equipe, prestazioni sanitarie in regime di libera professione intramuraria anche con le modalità appena descritte. La giunta regionale, con propria deliberazione, stabilisce i criteri e le modalità di svolgimento dell’attività libero professionale nonché la valorizzazione economica dell’attività libero professionale da corrispondere, a prestazione, ai professionisti.
Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola commentano: «Sapevamo benissimo che la normativa approvata in Regione sul lavoro dei medici nelle strutture private convenzionate poteva essere considerata in contrasto con la normativa nazionale. Ma siamo altrettanto convinti che quella stessa normativa nazionale sia uno degli ostacoli a ciò che serve, in emergenza, ad affrontare il tema delle liste di attesa. Lo abbiamo detto con cortesia istituzionale al ministro della Salute nell’incontro della settimana scorsa, comunicando altresì che Regione Liguria, contrariamente ad altre volte, non intendeva recedere dalla norma e si difenderà davanti alla Corte Costituzionale».
Toti e Gratarola ritengono che sia il governo a dover modificare la normativa per affrontare le emergenze: «Riteniamo che la necessità di fornire servizi ai cittadini prevalga su una norma nazionale che ingessa il sistema della salute. Abbiamo altresì spiegato al governo che siamo pronti a ritirare la normativa regionale prima del pronunciamento della Corte solo nel caso sia l’esecutivo a intervenire sul tema, affrontando anche l’ulteriore tema della retribuzione dei medici pubblici nelle prestazioni aggiuntive. La nostra iniziativa si muove nel solco di un’emergenza condivisa con le altre Regioni, prova ne è il documento in fase di elaborazione dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni sulla necessità di predisporre un documento programmatico da presentare al governo contenente modalità e normative per affrontare le criticità esistenti. Ci auguriamo quindi che la nostra legge sia di pungolo al governo per avviare quella riforma del sistema sanitario pubblico in direzione meritocratica e liberale così da poter competere in flessibilità ed efficienza con il sistema della sanità privata. Nuove regole che riteniamo ancor più importanti dei finanziamenti pure necessari».
L’opposizione e i sindacati hanno commentato.
Il consigliere regionale della Lista Sansa Roberto Centi in sede di Bilancio aveva proposto un emendamento per cancellare la norma e per richiedere di accertare che le strutture pubbliche avessero effettivamente esaurito tutti gli slot disponibili per le visite specialistiche. «Con i consiglieri Ferruccio Sansa e Selena Candia abbiamo sottolineato come l’intramoenia ‘puro’ garantisse almeno una funzione importante in fase gestionale ed economica del pubblico, obbligando i medici a versare una quota delle loro prestazioni alle strutture pubbliche. Nella nuova misura di Toti e Gratarola, invece, il baricentro veniva spostato sugli interessi del privato, andando poi ad avvantaggiare i dirigenti medici e non i professionisti in prima linea negli ospedali».
Il capogruppo regionale del M5S Fabio Tosi ricorda che sul tema specifico si era già espressa la Corte costituzionale con la sentenza 238 del dicembre 2018: secondo la Suprema Corte, la norma, già tentata da altri Enti, “disattende il principio di unicità del rapporto di lavoro”. «Lo avevamo chiaramente detto in Aula durante l’ultima sessione di Bilancio di dicembre 2023, ma la giunta ha voluto tirar dritto ed ecco così l’ennesima norma impugnata dal governo. Un governo, peraltro, dello stesso colore della maggioranza regionale».
Il segretario del Pd Liguria Davide Natale e la responsabile sanità regionale Katia Piccardo aggiungono: «Oggi Toti e Gratarola hanno avuto la prova che quanto presentato non andava bene, ma continuano a voler far passare tutto come normale amministrazione. Ma anche il ‘governo amico’ di centrodestra ha bocciato la proposta di questa giunta che, incapace di trovare soluzioni per abbattere le liste e assicurare il diritto di cura, cerca escamotage che poi nei fatti si rivelano un fallimento».
Il consigliere regionale del Partito Democratico Enrico Ioculano, relatore di minoranza durante la seduta di bilancio evidenzia: «L’assessore Gratarola vive di contraddizioni e questo emendamento ne è stata la prova: se da un lato si espone contro le Cooperative e i medici a gettone dall’altro rimpingua le Asl, soprattutto la Asl 1, di medici privati e promuove l’uso dei medici pubblici nelle strutture convenzionate. Non solo, non contento della bocciatura del consiglio dei ministri rilancia e spera in un ripensamento e un’approvazione, nonostante l’emendamento presenti profili di incostituzionalità. Una prospettiva inaccettabile: serve invece una proposta in grado di rafforzare il pubblico».
Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale e vicepresidente della commissione II Salute dice: «Quello che stupisce è che né Gratarola né Toti sapessero che l’emendamento approvato in Regione fosse in aperto contrasto con la legge dello Stato, in particolare la 412/’91 art 4, che vieta al professionista in intramoenia di prestare servizio in strutture private convenzionate».