Vento in poppa per l’economia ligure a giudicare dagli ultimi dati raccolti da The European House – Ambrosetti e illustrati stamattina a Genova, a Palazzo del Principe. Lo riporta l’Agenzia Dire.
Le analisi del think thank “Liguria 2030” stimano per lo scorso anno una crescita del Pil regionale pari allo 0,9%, contro una media nazionale dello 0,7%. Un dato che conferma il trend dei due anni precedenti. Bene anche la crescita dell’export che nel 2022 ha raggiunto il record storico sfondando quota di 10 miliardi e che nei primi nove mesi del 2023 è cresciuto di un ulteriore 3,1%, ovvero l’80% in più della media italiana. Inoltre, l’occupazione da gennaio a settembre 2023 è cresciuta del 2,8%, pari al 40% in più rispetto alla media italiana, ma superiore anche alle regioni del Nord. La crescita della Liguria è destinata ad aumentare grazie agli investimenti del Pnrr, che porteranno a 6,7 miliardi di Pil in più tra il 2026 e il 2036, pari a un +11,36%.
«I dati del nostro osservatorio − commenta Valerio De Molli, amministratore delegato di Ambrosetti − mettono in mostra una realtà del tessuto economico regionale molto positiva. L’andamento del Pil è a tassi di crescita superiori alla media nazionale e tra i primi d’Italia, l’export del sistema regione ha passato i 10 miliardi per la prima volta nella storia e anche i dati congiunturali più recenti mostrano una dinamica tre volte meglio della media del Paese. Anche l’occupazione resta su posizioni di crescita superiori alla media nazionale”. Tra gli elementi di maggior valore, De Molli cita “l’economia del mare, che non è solo balneari e spiagge, ma un ecosistema ben più ampio di filiere tecnologiche. Le infrastrutture saranno fondamentali per rendere il potenziale di sviluppo molto significativo. La logistica, il sistema portuale, il turismo seguono a ruota, ma anche l’innovazione e la ricerca».
C’è anche qualche punto debole. «La parte di struttura demografica e anagrafica resta una croce − analizza De Molli − bisogna stimolare di più l’attrattività per giovani famiglie».
Infine, i ritardi infrastrutturali. «Il costo dei ritardi, che non sono solo causati da incapacità locali ma anche dal rapporto centro-periferie e da una pluralità di attori, pesa in prospettiva per più di due miliardi − sottolinea De Molli − ma dobbiamo guardare il lato positivo e, cioè, il fatto che ci sono progetti che non hanno precedenti grazie al Pnrr: è il doppio del piano Marshall rispetto alla dimensione economica dell’epoca. Se anche riuscissimo a metterne a terra solo l’80%, faremmo una cosa senza precedenti».
Il presidente Giovanni Toti dichiara: «Sono dati straordinari: la Liguria, che per moti decenni è stata piuttosto sonnacchiosa, oggi guida la classifica di quasi tutti i principali indicatori economici. Il meglio deve ancora venire perché le opere infrastrutturali in corso, che ci pongono ben al di sopra delle altre regioni per investimenti del Pnrr, del fondo complementare e degli Fsc, produrranno un effetto immediato di ulteriore crescita del Più dovuto alla spesa pubblica e la soluzione di alcuni dei colli di bottiglia che per tanto tempo hanno danneggiato la nostra economia e la qualità della vita”. Il governatore aggiunge che “siamo una regione che cresce tanto, senza lasciare nulla indietro: partiamo con gli abbonamenti scontati ai treni per gli studenti e giovedì porteremo in giunta il provvedimento per la gratuità degli asili nido sia pubblici che privati, con un sostegno ai redditi più fragili, ma anche un aiuto alla domanda interna dal punto di vista dei consumi».