Claudio Muzio, consigliere regionale capogruppo di Forza Italia e membro della commissione Ambiente e Territorio prende posizione sull’esproprio di porzioni di territorio alle comunità locali in relazione ai nuovi confini del parco di Portofino.
«Si iniziano a vedere i primi effetti dell’istituzione forzosa del Parco nazionale di Portofino: scattano vincoli e divieti sui 5.363 ettari compresi nella perimetrazione provvisoria decisa con decreto dal ministero della Transizione ecologica in esito a sentenza del Tar, senza alcun confronto con i diretti interessati. I primi a farne le spese, in nome dell’ideologia che fa coincidere l’attività venatoria con il male assoluto nei confronti dell’ambiente, sono i cacciatori. Ma siamo purtroppo solo all’inizio».
Muzio evidenzia alcuni passi dell’atto del ministero: «Le aree ricadenti nel Parco nazionale vengono di fatto espropriate alle comunità locali e consegnate al comitato di gestione provvisoria, anch’esso istituito forzosamente dal ministero e chiamato a far applicare le norme contenute nel decreto. Strada peggiore non poteva esserci: il territorio viene di fatto commissariato senza alcun confronto e dialogo. Questo è gravissimo e, per quanto mi riguarda, metterò in campo tutte le azioni politiche possibili per oppormi a questa deriva».
L’area − spiega Muzio − viene suddivisa in tre zone: la zona 1 è quella di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico con inesistente o minimo grado di antropizzazione; la zona 2 è quella di valore naturalistico, paesaggistico, agricolo e/o storico culturale, con limitato grado di antropizzazione; la zona 3 è quella di valore paesaggistico e/o storico culturale, con elevato grado di antropizzazione. Per tutte queste tre zone il decreto, all’articolo 4, pone ben 18 divieti generali, rafforzati con ulteriori 7 divieti in zona 1 (articolo 5) e ulteriori 2 divieti in zona 2 (articolo 6). L’articolo 7 prevede la sottoposizione al comitato di gestione provvisoria degli strumenti urbanistici nuovi o non definitivamente approvati e loro varianti, delle opere di difesa suolo e inerenti i servizi primari, degli interventi selvicolturali per il ripristino dei boschi e il loro mantenimento, dei rimboschimenti, dei piani forestali, degli interventi, le attività e le opere da realizzare nei siti della rete Natura 2000, degli interventi di rilevante trasformazione del territorio in corso d’opera. I successivi articoli prevedono ulteriori sottoposizioni al regime autorizzativo del Comitato di gestione per le diverse zone.
«Su tutto questo − ribadisce Muzio − non vi è stato alcun confronto con i diretti interessati, con chi vive il territorio e ancora vi investe. E non parliamo solo dell’oggi, ma della stessa istituzione del Parco nazionale, prevista dalla legge finanziaria del 2018 non per iniziativa degli amministratori locali e dei cittadini delle aree coinvolte, ma di un senatore del Pd di Sarzana».
Il capogruppo di Forza Italia si chiede quali potranno essere in previsione le conseguenze su importanti opere pubbliche ricadenti in tutto o in parte nell’area del Parco: «Penso soprattutto al tunnel della Val Fontanabuona, un’infrastruttura per la cui realizzazione ci siamo tutti impegnati e sulla quale vi è un consenso pressoché unanime da parte dei Comuni interessati, dei cittadini e delle categorie. Dopo il fondamentale risultato raggiunto con l’inserimento dell’opera negli interventi risarcitori per il crollo del viadotto Morandi, sarebbe davvero una beffa gigantesca se nuovi ostacoli venissero posti dalla nascita del Parco nazionale».