La difficoltà di fare filiera. È una delle criticità emerse dalla tavola rotonda per analizzare i risultati del progetto Sviluppo Indotto durante l’assemblea pubblica di Confindustria La Spezia. L’analisi, condotta da D’Appolonia spa, si è concentrata su oltre 300 piccole e medie imprese per un valore economico complessivo di oltre 900 milioni di euro e 13 cluster di Pmi.
Lo ha ribadito Enso Papi, presidente di Termomeccanica spa (azienda del settore industriale metalmeccanico).
L’affaccio sul mare e le attività collegate hanno tenuto banco: La Spezia polo della difesa militare italiana? Angelo Fusco, direttore della divisione navi militari di Fincantieri, chiarisce: «Sarebbe logico e Fincantieri promuove accorciamento della filiera, però – risponde – ci sono problematiche di dislocazione del personale e dimensioni legate alle strutture. Abbiamo ordini per 10 miliardi che ci permetteranno di passare da 1500 operai di oggi a impiegarne 3500 nel 2019. Ora dobbiamo pensare a realizzare le commesse e per farlo dovremo svolgere già degli investimenti per utilizzare gli spazi. Pensare di decentrare di più alla Spezia, portare la testa da Genova, diventa difficile. Se si vuole alla Spezia il polo della produzione navale militare la scelta deve essere a livello ministeriale, in Francia è accaduto così».
Diverso l’approccio di Franco Nicola Cupolo di Contship Group che sottolinea il ritardo dovuto ai ricorsi per i dragaggi: «Da quattro anni aspettiamo una carta che permetterebbero l’accesso alle navi più grandi al mondo nel porto della Spezia, con dragaggi già fatti; solo così si passerà da gateway italiano a gateway europeo. Il Porto della Spezia può essere il volano delle merci per l’Europa, il futuro è tramite il passo del San Gottardo e dunque si gioca anche sul raddoppio della linea pontremolese, necessaria per integrarsi al sistema europeo. Ora speriamo già in settimana di arrivare alla possibilità del raddoppio delle banchine del Porto».
Più positivo l’intervento di Massimo Perotti, presidente dei Cantieri Sanlorenzo: «L’area dalla Spezia e Livorno è la più importante d’Italia per la produzione nautica e siamo molto soddisfatti di aver trasferito i cantieri di super yacht da Viareggio alla Spezia In sei mesi con la collaborazione dell’arsenale abbiamo trasferito la produzione e poi abbiamo colto l’opportunità della San Marco. Ora stiamo lavorando per area di refitting, un lavoro importante perché è poco inquinante, con una manodopera qualificata e ricadute molto valide».
Secondo Perotti alla Spezia l’indotto è molto qualificato: «Lo specchio d’acqua è eccellente e profondo, i rapporti con i sindacati sono buoni e di grande aiuto, così come quelli con le istituzioni. Per contro l’indotto non è supportato adeguatamente dal sistema bancario. Noi punteremo sulla formazione creando la Sanlorenzo Academy per preparare equipaggi adeguate ai nostri yacht e standard: chi sceglierà di utilizzarli riceverà tre anni di garanzia, invece dei due obbligatori per legge. La Spezia deve scegliere perché turismo e nautica vanno a braccetto. Per fare turismo seriamente bisogna avere servizi, utili anche ai clienti che comprano yacht di lusso».