Innovazione come motore di sviluppo di Genova e della Liguria: il tema è al centro del convegno organizzato oggi a Palazzo San Giorgio da Deloitte, tra i leader mondiali nei servizi di consulenza e di revisione, nell’ambito del progetto “Why Liguria – Il bello e il buono”.
«Una strada che bisogna imparare a conoscere e raccontare meglio − commenta Eugenio Puddu, partner Deloitte − La Liguria è forte, gli imprenditori hanno voglia di crescere e di farlo con temperamento. Ma manca ancora un disegno di gruppo, che però, soprattutto negli ultimi 12 mesi, si sta creando: saper fare squadra è un ingrediente importante per raggiungere gli obiettivi che questa città e questa regione si meritano».
Per il sindaco di Genova Marco Bucci, oltre a questo, serve anche la capacità di “guardare il bicchiere mezzo pieno”: «La città deve puntare sull’innovazione − spiega − ma ci vuole la voglia di creare innovazione, e soprattutto di farlo con uno spirito positivo. Tutto questo, insieme a ciò che Genova ha da offrire, dall’alta qualità di vita ai centri di ricerca, può convincere gli investitori a scommettere su questa città».
Il campione
Le 3.938 aziende liguri analizzate da Deloitte valgono 28 miliardi di euro di fatturato complessivo (per una media aziendale di 7,3 milioni di euro fatturato e 757 mila euro di Ebitda) e oltre 100 mila dipendenti (38 dipendenti in media per impresa) – dati 2016
Nell’occasione Deloitte ha anche presentato i dati dell’ultimo osservatorio realizzato dalla società, un’analisi interamente dedicata al territorio ligure. Su un campione di 3.938 aziende, 2.563 hanno registrato tra 2012 e 2016 un trend complessivamente positivo (una crescita media del 45% del fatturato, +67% Ebitda, +49% numero degli addetti). Tra i settori più performanti, l’elettronica e la tecnologia, la metalmeccanica e il navale e settori di tendenza come l’agroalimentare.
L’analisi di Deloitte ha individuato anche le 50 aziende più virtuose in termini di redditività, fatturato e investimenti totali: nel 91% dei casi queste realtà hanno realizzato progetti di innovazione di processo e prodotto e l’84% di loro ha puntato su strategie di valorizzazione del made in Italy. Il 68% ha anche sviluppato sistematiche attività di formazione del personale.
«In Paesi che garantiscono il connubio tra innovazione e aree di eccellenza, il Pil tende a raddoppiare nel giro pochi anni, anche per l’effetto indotto su tutto il resto dell’economia − sottolinea Andrea Poggi, innovation leader Deloitte − E anche a livello regionale si possono verificare risultati importanti».