«Concordia, a tutti i livelli, dalle istituzioni alla vita spicciola» ha raccomandato alla città e ai suoi amministratori il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, questa mattina durante la visita nella sede della Città metropolitana per lo scambio di auguri natalizio.
Fuori Genova il sindaco metropolitano Marco Doria, all’incontro hanno partecipato i consiglieri delegati Gian Luca Buccilli, Alfonso Gioia, Adolfo Olcese e i consiglieri metropolitani Stefano Anzalone, Arnaldo Buscaglia, Roberto Levaggi, Nino Oliveri e Laura Repetto.
Il cardinale ha augurato agli amministratori e ai dipendenti della Città metropolitana «serenità e del coraggio, nelle famiglie, nel lavoro, nel servizio e nella responsabilità nei confronti degli altri. La fiducia per affrontare le difficoltà in modo positivo e propositivo – ha spiegato – e il coraggio, è quello di cui avete, abbiamo, bisogno come molla in più che motivi e sostenga gli sforzi, senza abbattersi o lamentarsi, ma per reagire alle difficoltà». La concordia è una parole chiave del cardinale perché «andare d’accordo significa pensare al bene della città e ricordando che l’ottimo può essere nemico del bene bisogna rompere il gioco, il rischio, la trappola che in nome dell’ottimo e del meglio fa rinunciare al bene possibile, di cui c’è bisogno subito». L’arcivescovo di Genova ha ricordato la città deve avere «una sola voce per farsi sentire e bussare alle porte giuste, perché basta che le voci siano due per perdere qualunque capacità di interlocuzione. Genova con il suo territorio, il porto ha una vocazione naturale, nelle cose, rispetto all’Europa e non deve essere dimenticata da nessuno, ma deve farsi sentire con una voce sola, insistente e concorde».
Per quanto riguarda la congiuntura, ha osservato l’arcivescovo di Genova, «molti dicono che ci sia qualche segnale positivo, spero sia sempre più vero, ma fino ad ora dal mio osservatorio e da quello delle parrocchie questi segnali, macroeconomici non si vedono nella nostra gente, nelle famiglie, negli anziani, nei giovani. Le mense della diocesi di Genova nel 2015 hanno servito a chi ha più bisogno 350.000 pasti e non c’è solo il bisogno materiale, ma anche i sentimenti, le ferite, le umiliazioni di chi si trova in difficoltà e se ne vergogna».