Una catena umana di 10mila persone per dire no al rigassificatore in Liguria. La protesta è andata in scena ieri pomeriggio, alle 15, lungo i 6 km di costa tra Savona e Spotorno.
I manifestanti, in spiaggia con cartelli e striscioni, hanno ribadito lo slogan “Difendiamo il nostro mare”: tra i partecipanti c’erano cittadini, ambientalisti, balneari, operatori turistici e albergatori.
“La protesta è per preservare la bellezza del nostro territorio e del nostro mare. L’obiettivo è sensibilizzare la cittadinanza al progetto della Golar Tundra nella rada antistante Vado e Savona ed ai suoi rischi potenziali e possibili ricadute su ecosistema, salute e turismo”, scrive Ansa riportando le dichiarazioni del comitato provinciale “No al rigassificatore”.
Il posizionamento della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo di Vado Ligure è previsto dal Piano energetico nazionale nel secondo semestre del 2026. Venerdì scorso a Genova si era svolto l’incontro tra il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il presidente della Regione Giovanni Toti, commissario di governo per il rigassificatore per fare il punto sul progetto.
«Prendiamo atto della manifestazione di protesta che si è svolta sulle spiagge tra Savona e Bergeggi. Massimo rispetto per i cittadini; meno per chi, esclusivamente per sterile polemica politica finalizzata a raggranellare qualche voto, paventa rischi inesistenti, alimentando le paure dei residenti. Il tema della nave rigassificatrice riguarda Vado Ligure e l’Italia insieme: se vogliamo fare la doccia calda, scaldare case e ospedali, cucinare e produrre, se vogliamo vivere il gas è fondamentale. Sotto ogni casa, in ogni strada corre un tubo del gas. L’intera costa adriatica sarà interessata da nuove condotte per il gas. Chi protesta, si incatena e rilancia fantasiose previsioni apocalittiche, non vuole il rigassificatore nel territorio in cui vive, ma vuole, eccome, il gas a casa propria: gas sì, ma impianti no. E dove metterebbero l’impianto per avere acqua calda a casa propria? Sempre a casa di altri. Direi che così non va». Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, commissario di governo per il rigassificatore.
«La questione rigassificatore non riguarda solo Vado Ligure, Quiliano, Carcare, Cairo Montenotte e Altare, ma l’Italia – sottolinea Toti -. Esattamente come il gasdotto Tap che sbarca in Puglia non riguarda solo i cittadini di quella zona: se oggi abbiamo potuto vivere nonostante il taglio del gas russo lo dobbiamo proprio a quel gasdotto, che molti non volevano. Il tema energetico riguarda il Paese: pochi mesi fa le famiglie non riuscivano a pagare le bollette e le imprese chiudevano licenziando i dipendenti. Oggi, solo perché al momento la pressione si è allentata, allora riteniamo inutile avere gasdotti e rigassificatori nuovi? Ma la crisi energetica non è affatto finita e per questo è fondamentale prepararci per tempo – chiosa Toti – di fronte ai prossimi aumenti».
«La “marea umana” che oggi pomeriggio ha invaso un intero litorale, da Albisola a Spotorno, per esprime in modo democratico il proprio dissenso è un segnale enorme che dovrebbe svegliare chi governa, in particolare il presidente Toti, per chiedersi se il progetto del Rigassificatore, che sta imponendo al territorio savonese ha ancora un senso», dichiara il consigliere regionale del Partito democratico Roberto Arboscello.
«La protesta di oggi ha ribadito che un territorio unito vuole difendere il proprio mare e la riconquistata vocazione turistica del suo territorio. Siamo dalla parte giusta. Toti ascolti i cittadini, le associazioni e le categorie economiche e prenda atto che il rigassificatore deve rimanere a Piombino», conclude Arboscello.