Oltre 4100 domande, per una richiesta di contributi per 415,6 milioni di euro. Sono i numeri degli ultimi 13 bandi europei per le imprese (i cosiddetti Por, Piani operativi regionali) che dal 2009 al 2013 sono stati attivati dalla Regione Liguria e gestiti da Filse, la Finanziaria regionale. Quasi 3 mila le richieste accettate, per oltre 237 milioni di euro, che superano di gran lunga i 212 stanziati (anche se le risorse ancora potenzialmente concedibili sono una trentina di milioni e le rinunce più le revoche 22,6 milioni). In ogni caso restano 95 milioni di richieste non accontentabili (per ora) causa mancanza di fondi. L’iter per arrivare al contributo è però una corsa ricca di ostacoli, derivante dai ferrei dettami europei e nazionali, ma anche dalla burocrazia che non ha ancora quel volto umano richiesto da tutti.
Intanto un dato di fatto: un’azienda potrà avere i fondi soltanto al termine dell’investimento sul progetto per cui ha partecipato al bando, a meno che non si faccia richiesta dell’erogazione dell’anticipo del50% del contributo totale concesso, (nel caso del bando 1.2.3. per l’innovazione sarebbe la metà del 30% del totale dell’investimento, presentando garanzia fidejussoria).

Circa il 60% delle imprese che hanno fatto domanda ha ottenuto i fondi: «Il vero problema – dichiara Walter Bertini di Filse – è l’impossibilità attuale per gran parte delle aziende di accedere ai crediti bancari». In questi tempi di crisi è davvero difficile ottenere il prestito bancario necessario per realizzare l’investimento, nonostante l’azienda sia già in possesso della delibera di concessione del contributo da parte di Filse, che dovrebbe essere una garanzia sufficiente a convincere l’istituto bancario. Filse, salvo i bandi che lo chiedono espressamente (l’azione 1.2.4. sugli aiuti rimborsabili, con la collaborazione di Ligurcapital) non fa analisi patrimoniale, valuta solo i progetti. Le banche giudicano le aziende con parametri diversi. Da qui lo scollamento e l’inevitabile rinuncia al progetto e ai soldi erogati da Filse, una percentuale un tempo intorno al 13- 14% che oggi è praticamente raddoppiata.
UN ITER MOLTO LUNGO
Ma a volte è la lentezza della burocrazia (e in questo caso Filse ha le sue colpe) a far perdere non solo la pazienza agli imprenditori, ma in alcuni casi anche il contributo pubblico: «La cattiva qualità delle domande fa da tappo sulle altre, allungando i tempi di istruttoria – dice Marco Merli, presidente di Cna Liguria – le aziende devono affidarsi a consulenti specializzati, ma spesso è Filse ad avere problemi di comunicazione e soprattutto tempistiche non chiare». Daniela Locati, responsabile area credito per Cna Liguria, cita un esempio ricorrente: «Poiché tra la presentazione della domanda e l’investimento vero e proprio passano molti mesi, succede che nel frattempo l’azienda abbia cambiato il fornitore; affinché sia tutto in regola occorre che Filse approvi la modifica prima che scadano i termini a disposizione dell’azienda per completare l’investimento e quindi ottenere i contributi del bando. Aziende hanno atteso 4 mesi prima di avere l’ok, sforando il termine obbligatorio di 12 mesi per finire il progetto». A volte basterebbe solo una telefonata. Al termine di tutto l’iter, quando si è arrivati alla fase di controllo del progetto a cura degli esperti esterni a Filse (spesso professori o ricercatori universitari), se qualcosa non va, l’imprenditore riceve una lettera di revoca della concessione eha 15 giorni per rispondere e chiarire: «È capitato che l’esperto abbia bocciato una pratica perché non era in possesso delle credenziali per accedere a un software – racconta Merli – basterebbe parlarsi e la questione sarebbe risolta, invece l’imprenditore deve rispondere sempre per iscritto e, nel caso ci fossero ancora punti oscuri per l’esperto, integrare ulteriormente le informazioni, con notevoli disagi. Paradossalmente si riesce ad avere un colloquio solo in caso di ricorso legale. Le rigidità appesantiscono e costano a Filse, all’imprenditore e alla collettività, visto che sono soldi pubblici». Risposte in tempi certi da Filse come quelli che devono rispettare le aziende. È quello che chiedono in sostanza gli imprenditori che si sono trovati dentro il meccanismo dei bandi: «A volte è questione di “fortuna” – racconta Locati – aziende che hanno la fidejussione in mano possono attendere 1 o 4 mesi prima di avere i fondi da Filse». La causa è una: «Ormai è risaputo – spiega Roberto Risso, responsabile del Servizio economico di Confindustria Genova – nel periodo della rendicontazione dei soldi versati che Filse deve fare ciclicamente a Bruxelles, il personale è concentrato solo su quello, è accaduto a ottobre 2012, dicembre 2012 e maggio 2013, può capitare che non rispondano neanche al telefono». Gli fa eco Renzo Guccinelli assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria: «Filse oggi è sotto pressione per vari motivi: alcuni bandi hanno avuto un successo rilevante, come quelli sull’innovazione e sull’alluvione. La scadenza del 31 dicembre per gli obiettivi di spesa ora si è moltiplicata per tre. Sono step nei quali se non si è provveduto in tempo a spendere questi soldi, si rischia di non avere più la somma iniziale a disposizione».

In ogni caso la Liguria sinora ha utilizzato in tempo tutti i fondi europei assegnati, evitando che tornassero al mittente causa inutilizzo nei termini previsti. «Filse vive di picchi – evidenzia Merli – c’è il periodo delle istruttorie in cui restano bloccati i pagamenti e quello dei pagamenti che immobilizza la fase tecnica, occorrerebbe più chiarezza». Guccinelli comunque si dice consapevole che alcuni problemi possono essere superati: «Abbiamo fatto un lavoro di semplificazione con la gestione online delle domande, snellito, accelerato e semplificato affinché l’imprenditore possa seguire sul web lo stato della sua domanda. Stiamo cercando di sollecitare anche Filse per fare in modo che la gestione dei bandi sia più rapida».
Altro problema segnalato dalle associazioni di categoria è che il referente assegnato per l’istruttoria cambia quando si tratta di passare alla fase successiva e spesso l’imprenditore è disorientato e non capisce più con chi deve interfacciarsi. Per i bandi sulla ricerca c’è un’ulteriore lungaggine burocratica, l’istruttoria compete a un esperto che oggi fa parte di un albo nazionale, mentre prima la collaborazione era solo con l’Università di Genova. Valutare allegati tecnici di circa 200 pagine, come quello fornito da Ansaldo Energia nel bando per i poli dell’innovazione, occorre comunque una competenza specifica e un’attenzione notevole. Da più parti questo cambiamento è visto con favore: spesso il docente o il ricercatore che doveva valutare il progetto faceva parte di un dipartimento concorrente a quello che era partner dell’azienda, inoltre anche i tempi di istruttoria si sono accorciati. Nel complesso Guccinelli è soddisfatto, ma rilancia: «Non è escluso che nelle prossime settimane possa fare un incontro con il mondo delle associazioni per verificare l’andamento metodologico dei bandi». In alcuni casi i ritardi diventano indifendibili: il bando 1.2.3. dell’innovazione, chiuso il 31 luglio 2012, ha ancora 500 domande su cui l’istruttoria è ancora in corso. Bertini si giustifica e ribadisce: «Abbiamo già ampiamente sforato la quota di fondi stanziati». Il fatto è che molte delle aziende partecipanti non hanno neppure ricevuto una comunicazione ufficiale. «Sappiamo che non c’è la copertura economica per accontentare tutti – dice Risso – certo che ricevere la documentazione dopo un anno…». Ma anche per chi ottiene l’ok da Filse non è ancora finita: «Per la nuova certificazione antimafia – dichiara Luca Costi di Confartigianato Liguria – occorre comunicare informazioni dettagliate su tutto il cda e anche sui propri parenti. Una piccola impresa si scoraggia quando deve compilare 25 pagine di domande e dichiarazioni». Per questo motivo Confartigianato sta cercando di aiutare le imprese nella presentazione dei documenti necessari. Bertini concorda: «Prima dell’entrata in vigore della nuova normativa il 13 febbraio, la documentazione antimafia necessaria all’atto della concessione dei fondi, veniva fornita nel giro di una settimana dalla Camera di Commercio, ora è diventato lavoro della Prefettura. Per i contributi superiori a 150 mila euro e anche per quelli inferiori nelle province particolarmente soggette a infiltrazioni malavitose come quella di Imperia, la procedura riguarda il legale rappresentante, i familiari conviventi, il direttore tecnico e i componenti delcda. Senza un albo nazionale telematico che raccolga questi dati i tempi si allungano: 45 giorni più una deroga di altri 30 per consentire ulteriori accertamenti». La procedura sarebbe molto più rapida se ci fosse un albo nazionale telematico, «quei 45 giorni raramente vengono rispettati, perché la stessa verifica va fatta anche per i fornitori della P.A. – puntualizza Bertini – per fortuna dirigenti e funzionari sono molto disponibili, trasmettiamo in posta elettronica, ma la pratica passa di mano 4 o 5 volte. Se la società è partecipata da una multinazionale estera sorgono ulteriori complicazioni». La tempistica è comunque ridotta grazie a un tacito accordo tra Filse e le Prefetture: «Noi ci prendiamo la responsabilità – dice Bertini – e attiviamo una procedura d’urgenza avviando la concessione dopo 15 giorni anche se non c’è il via libera definitivo. Quando si concede denaro pubblico è giusto che ci sia controllo, anzi un doppio controllo. Ma non vuol dire che non si possano trovare percorsi di miglioramento». La procedura d’urgenza è applicata solo per ottenere l’obiettivo di spesa, per evitare che i fondi tornino all’Ue se non vengono spesi in tempo.

Il rapporto 2012 della Corte dei Conti sulla Regione Liguria evidenzia come i pagamenti al beneficiario finale relativi ai bandi Por, per quanto riguarda l’asse 1 sono diminuiti rispetto al 2011 da 58,3 a 49,6 milioni (il totale da inizio programma, nel 2007, è di 141,6 su un monte risorse di 301 milioni e 240,7 di impegni totali). La percentuale dei pagamenti totali su risorse da programma è del 47,07%, quella di impegni totali è del 79,99%. Per quanto riguarda l’asse 2 i pagamenti sono passati dai 2,3 milioni del 2011 ai 3,9 del 2012, per un totale di 8,5 dal 2007. In tutto le risorse da programma erano 28,6 milioni e gli impegni totali al 31 dicembre 2012 19,2 milioni. La percentuale dei pagamenti su risorse da programma è del 29,95%, quella di impegni totali 67,17%. La Corte dei Conti ha registrato un avanzamento, rapportato alle risorse da programma, che “evidenzia una buona progressione rispetto all’anno precedente e una capacità di tiraggio dei fondi comunitari complessivamente buona”.
«Dobbiamo considerare – sottolinea Merli – che le risorse richieste conteggiate nei dati di Filse, cioè quei 415 milioni, in realtà sono solo la percentuale che Filse può dare rispetto a una previsione di spesa molto più grande, quindi significa che le imprese scommettono sul futuro, parliamo di un paio di punti percentuali di Pil regionale». La percentuale che ora viene concessa a fondo perduto è scesa dal 50 al 30%: «E su quella cifra ci si pagano anche le tasse! – ribadisce Merli – senza contare l’iva». Sempre secondo il rapporto della Corte dei Conti, nel 2012, Filse ha svolto verifiche di natura documentale (ammissibilità della spesa per ogni singolo pagamento effettuato dai beneficiari finali attraverso documenti giustificativi o attestazioni di spesa) nel 100% dei pagamenti effettuati per una spesa controllata di oltre 90,1 milioni e trovato 3 irregolarità da denunciare all’Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode). E nel 2012 ci sono stati anche 154 controlli “in loco” (erano stati 100 nel 2011) e 82 verifiche sugli appalti (39 nel 2011) affidati alla società Selene Audit srl, ma che non riguardavano solo i due assi legati ai bandi più recenti per le imprese, ma anche il funzionamento della struttura di gestione e controllo.
