Una proposta di legge per istituire il reddito di cittadinanza a livello regionale in Liguria. Lo hanno annunciato i rappresentanti del
M5S in consiglio regionale. Sono
112 mila le persone che vivono sotto la soglia di povertà in Liguria. I requisiti per accedere al sussidio, oltre al reddito Isee, sono l’essere maggiorenni e avere la residenza in Liguria.
Il M5S ha ipotizzato una cifra di circa
500 euro mensili per 36 mesi. «La persona si impegna a dare disponibilità per lavori socialmente utili – dice il capogruppo M5S in Regione
Alice Salvatore – nel frattempo il centro per l’impiego si impegna a formarla e a ricollocarla sul mercato del lavoro, adeguandone le competenze alla nuova economica».
I dati
Istat parlano di 57 mila persone che hanno difficoltà a provvedere ai pasti quotidiani: «Siamo in una vera e propria emergenza – dice il consigliere
Marco De Ferrari – ma l’Europa ci chiede di provvedere alla situazione, la nostra proposta è questa, affinché nessuno resti indietro». Per ogni cittadino che usufruirà del reddito ci sarà un pai,
piano di azione individuale, che prevede un monte ore da quattro a dodici a settimana per l’impiego nei lavori socialmente utili. Previsti anche controlli periodici per un campione minimo del 10%.
La bozza è consultabile per ora solo dagli iscritti al movimento sulla piattaforma Lex e aperta a osservazioni ed emendamenti, in attesa di essere presentata in assemblea non appena ci sarà l’assestamento di bilancio (a novembre).
Il nodo fondamentale sono le coperture: «Servono 800 milioni – spiega Salvatore – in parte verrà recuperato da quello che è lo spreco e la malagestione dell’amministrazione pubblica regionale, a partire da partecipate come
Datasiel, che hanno prezzi fuori mercato, su cui potremmo recuperare 20 milioni o
Filse, la finanziaria regionale che dovrebbe produrre sviluppo locale, ma a nostro parere non si vedono i risultati. In questo caso su 200 milioni di fatturato si potrebbero abbattere i costi del 50%».
Il M5S pensa anche alla riduzione dei dirigenti, un centinaio, per risparmiare ulteriori 5 milioni anche tornando a un solo segretario generale com’era in passato. «Rinunciare alla sede di De Ferrari ci consentirebbe di riconvertire oltre un milione all’anno». Nella riorganizzazione per arrivare al reddito di cittadinanza i pentastellati propongono anche una riduzione delle Asl da 5 a 3 (Levante, Ponente e Città Metropolitana) e riorganizzare la sanità in modo da guadagnare sulla mobilità attiva.
Un contributo verrà chiesto anche ai politici: 1500 euro da destinare alla causa per risparmiare circa 690 mila euro. «Un capitolo a parte – aggiunge Salvatore – è quello delle accise sulla benzina, non sappiamo bene la destinazione dei fondi raccolti oggi».
Quella del M5S è una scelta politica: «Lo scenario si completerebbe con il reddito di cittadinanza nazionale – dice il consigliere
Andrea Melis – e forse sarebbe necessario fare una riflessione sugli ammortizzatori sociali, che sono pagati da aziende e lavoratori. Questo è solo l’inizio non la fine del processo».
«Negli anni passati la politica si è misurata con battaglie di civiltà, ora non più – sostiene
Francesco Battistini, consigliere M5S – occorre studiare il modo per estirpare questo enorme problema che è la povertà».
Il M5S spera di trovare sponde favorevoli anche in altri partiti: «Chiunque stia dalla parte della legalità – dice Salvatore – deve pensare che la povertà rende le persone ricattabili dalla malavita e soggette al voto di scambio».