«La tradizione dell’albero di natale coinvolge ogni anno milioni di italiani, ma è necessario prendere le decisioni più giuste, ponderando e valutando ogni singolo caso, oltre che pensando anche all’impatto ambientale dei prodotti sintetici, sicuramente più economici ma molto più dannosi».
A dirlo sono Luca Dalpian, Paolo Corsiglia e Paolo Campocci, presidente, vicepresidente e direttore di Coldiretti Genova che evidenziano come nell’ultimo anno siano aumentati gli italiani che scelgono di addobbare abeti veri al posto di quelli sintetici.
Se fino al 2021, sottolineano da Coldiretti, la tendenza era quella di prediligere abeti sintetici (come riportato da circa il 63% degli intervistati), nel 2022 si sta assistendo a una vera e propria svolta green del natale che, nonostante le difficoltà vissute da famiglie e imprese a causa dei rincari legati al perpetrare del conflitto russo-ucraino, conferma un maggiore riavvicinamento agli alberi veri, prodotti sul territorio e decisamente più sostenibili.
«Come Coldiretti Genova consigliamo a tutti di scegliere prodotti non solo naturali, ma anche made in Italy e made in Liguria − dice Dalpian −, per sostenere il lavoro di un settore come quello vivaistico e florovivaistico che, oltre a rappresentare un comparto storico dell’economia ligure, negli ultimi mesi è stato già ampiamente vessato dall’impatto dei rincari, che continuano a mettere sotto pressione il settore con gli aumenti dei costi di produzione. Si parla di un +250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti e +45% per i servizi di noleggio, cui si aggiungono l’incremento delle spese di trasporto e gli aumenti degli imballaggi, che vanno dal +72% per la plastica dei vasetti dei fiori al +40% per il vetro al +31% per la carta, che vanno a sommarsi ai danni subiti per colpa della siccità».
«In questo scenario − commenta Campocci − sostenere le produzioni italiane vuol dire aiutare un comparto strategico per la Liguria e per il paese intero, il cui valore supera i 2,5 miliardi di euro e che, con 30 mila ettari di territorio coltivati da 21.500 imprese coinvolte fra produzione di piante e fiori in vaso (14 mila) e quelle di piantine da trapianto (7.500), garantisce 200 mila posti di lavoro».