L’etichetta di olio extravergine d’oliva viene assegnata, in sostanza, i base all’autocertificazione e questo, secondo Giorgio Lazzaretti, direttore del Consorzio di tutela Olio Dop Riviera Ligure, non è sufficiente a garantire il consumatore. Lazzaretti interviene sull’argomento commentando per BJ i casi di presunte pratiche commerciali scorrette di sette importanti marchi.
Sulla base delle segnalazioni pervenute da un’associazione di consumatori, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato sette istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette, nei confronti di alcune importanti aziende che commercializzano olio in Italia. Oltre a tre marchi del Gruppo Carapelli (“Carapelli Il frantoio”, “Bertolli Gentile” e “Sasso Classico”), gli altri sono “Carrefour Classico”, “Cirio 100% italiano”, “De Cecco Classico”, “Prima donna Lidl”, “Pietro Coricelli Selezione” e “Santa Sabina”.
Secondo quanto segnalato, a seguito di test condotti dal laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le caratteristiche organolettiche e chimiche dei campioni di olii sottoposti a verifica sarebbero risultate inferiori ai valori previsti per qualificare l’olio come extra-vergine di oliva. Queste condotte, una volta verificate e accertate, potrebbero integrare pratiche commerciali scorrette: le indicazioni riportate sulle etichette e nelle campagne pubblicitarie, per prodotti che non corrispondono alle caratteristiche qualitative dichiarate, sarebbero suscettibili di indurre in errore i consumatori nelle loro scelte d’acquisto.
«Per noi – commenta Lazzaretti – queste iniziative son segnali buoni, dimostrano che c’è interesse a controllare la qualità degli oli venduti suoi nostri mercati, ma non bastano. I consumatori dovrebbero conoscere meglio il mondo dell’olio, dovrebbero essere educati a riconoscere la qualità anche attraverso iniziative come le degustazioni, che sono sempre più numerose. La stessa cosa è successa anni fa con il vino. Bisogna osservare anche che la certificazione attuale dell’olio extravergine è in realtà un’autocertificazione. Noi del Consorzio Dop cerchiamo di uscire da questo ambito, intendiamo distinguerci, perché che aderisce al Consorzio viene controllato da un ente certificatore che segue tutta la filiera».