Sono state 8.611 le presenze 2015 nei 38 centri d’ascolto vicariali della diocesi di Genova (attivi grazie all’apporto di 500 volontari), un lieve aumento rispetto all’anno scorso (+0,8%). Di queste quasi la metà viene sostenuta senza contributi economici ma attraverso l’attivazione di una rete di aiuto e consulenza. L’anno scorso il 66% del milione e 300 mila euro erogato dai centri d’ascolto è servito per problemi economici legati alla casa, un incremento notevole rispetto ai dati di una decina d’anni fa (35% nel 2004). Nel contempo sono diminuite le quote relative ai beni alimentari perché nel frattempo sono sorti molti più centri di distribuzione di viveri sul territorio.
L’incremento percentuale delle presenze sembra ormai alle spalle: tra il 2009 e il 2010 era stato del 15,3% e tra il 2012 e il 2013 era stato del 10,8%.
Le persone che frequentano i centri d’ascolto sono principalmente donne, italiane, in età lavorativa e con figli, ma come conferma Lucia Foglino, responsabile dell’osservatorio delle povertà della Caritas diocesana di Genova, «sono diminuite rispetto agli anni precedenti, perché è aumentata la percentuale di uomini. I sussidi di disoccupazione terminati e la mancanza di un lavoro, hanno influito sul “riequilibrio” dell’accesso». Nell’83% dei casi le persone hanno figli, solitamente maggiorenni o anche molto più grandi, che però sono stati messi a dura prova dalla vita, dopo una separazione o a causa della crisi economica. Gli stranieri sono il 46%, ma variano molto a seconda della zona di Genova: in alcuni casi sono l’80%, in altri meno del 20%.
Pochi i pensionati, sfatando la convinzione che l’anziano sia sinonimo di povertà. Il titolo di studio non mette al riparo dal disagio sociale, ma il 67,5% delle persone che si sono rivolte ai centri d’ascolto non va oltre la terza media. Poco più della metà sono in cerca di nuova occupazione.
«I problemi rilevati dagli operatori – aggiunge Foglino – emergono dopo diversi incontri e vanno oltre la richiesta contingente delle difficoltà a pagare le bollette per esempio. Prevalgono i problemi di occupazione e lavoro con il 71,2%, poi quelli economici e di morosità nel 62,1% dei casi, mentre la crisi economica influsice sul 28.3%, seguita dai problemi familiari con l’11,9%». La salute, l’handicap, le dipendenze, sono altri problemi che i volontari dei centri percepiscono dopo le sedute di ascolto.
Un discorso a parte è la questione dei senza dimora: «Sono un migliaio, un dato allarmante – dice Alberto Mortara della Fondazione Auxilium – i problemi sono simili, in questi casi la famiglia non è stata in grado di assolvere il proprio ruolo di sostenere le persone con le loro fragilità, persone che finiscono per vergognarsi della loro condizione estrema».
Domenica 13 marzo in tutte le parrocchie verrà effettuata una raccolta in occasione della giornata di solidarietà, proprio per il sostegno ai centri d’ascolto vicariale. Sabato alle 18 apertura della porta santa del monastero di via Santi Giacomo e Filippo (qui tutte le informazioni).