Nel terzo trimestre 2024 – luglio, agosto, settembre – la Città metropolitana di Genova ha perso l’11,4% delle assunzioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: dalle 27.769 assunzioni del terzo trimestre 2023, si è passati alle 24.605 del terzo trimestre 2024, con una contrazione di 3.164 contratti.
«La diminuzione delle assunzioni preoccupa fortemente perché oltre a incidere negativamente sull’occupazione rappresenta uno dei campanelli di allarme sullo stato di salute del mercato del lavoro – commenta Igor Magni segretario generale Cgil Genova – la narrazione che l’occupazione cresce e che non ci sono problemi rispetto al lavoro stride con la realtà fatta di lavoro povero e precario».
Solo il 13% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato, mentre quelle più diffuse sono quelle precarie tra le quali il tempo determinato (50,3%) seguito dall’intermittente (15,7%) e somministrato (10,7).
Per Marco De Silva responsabile Ufficio economico Cgil Genova e Liguria che ha elaborato i dati Inps, a livello regionale il calo delle assunzioni si concentra proprio sulle tipologie di contratto più tutelato: “Purtroppo il calo si registra in contratti come quello a tempo indeterminato (-5,8%) e nell’apprendistato (-9,4%). Il segno meno è piuttosto trasversale in quanto comune a uomini (-5,2%) e donne (-6,2%), a italiani (-5,4%) e stranieri (-6,3%)”.
Per la Cgil di Genova tra le priorità da affrontare in questo inizio d’anno ci sono le questioni legate a portualità, grande industria e infrastrutture. «Bisogna arrivare in tempi rapidi alla nomina del Presidente dell’Autorità Portuale, a decisioni concrete sulla grande industria e, una volta per tutte, occorre garantire la mobilità a cittadini e merci – conclude Magni –. I toni trionfalistici sulle presenze del settore turismo non devono distogliere l’attenzione da un mercato del lavoro troppo concentrato sui servizi che, per quanto importanti, non bastano da soli a garantire lo sviluppo del territorio: servono politiche attive sul lavoro che blocchino la deriva che consegna la nostra città e l’intera area metropolitana ad un precariato diffuso che non aiuta né lavoratrici e lavoratori, né le famiglie».