Nella maggior parte delle Regioni italiane i posti letto in terapia intensiva negli ultimi anni, prima dell’epidemia, erano generalmente aumentati, e nel 2018 la Liguria era la Regione con la maggiore offerta. È quanto risulta dal “Monitor sulla finanza locale”, preparato dall’economista Laura Campanini della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che presenta un’analisi sullo stato e sulle prospettive degli investimenti pubblici del nostro paese.
Secondo lo studio forse è anche per questo aumento dell’offerta di posti letto in terapia intensiva che, in Italia, «per quanto sottoposto a uno “stress test” di dimensioni difficilmente immaginabili, il sistema ospedaliero – seppur con delle difficoltà – ha continuato a garantire cure a tutti anche nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria da Covid-19».
Ecco quanto riporta il Monitor.

In Italia le esigenze di contenimento della spesa sanitaria e di riqualificazione dei sistemi sanitari regionali hanno comportato una progressiva e costante azione di razionalizzazione dell’offerta sanitaria. Il processo di de-ospedalizzazione è stato portato avanti dal Governo centrale, attraverso la fissazione di standard sempre più stringenti in termini di posti letto per abitanti, mentre alle regioni è rimasta la possibilità di decidere quali reparti o ospedali chiudere. Da chiudere o riconvertire erano (e lo sono ancora) i presidi che operavano con volumi di attività contenuti (i “piccoli ospedali”), come stabilito dal decreto 70/2015, che ha definito standard per disciplina basati su “bacini di utenza”.
Come si osserva dai grafici seguenti la riduzione dei posti letto ospedalieri ha accomunato sostanzialmente tutte le Regioni italiane. Per quanto riguarda in particolare i posti letto dedicati all’attività di cura per acuti, le riduzioni più consistenti, cioè superiori rispetto a quanto registrato mediamente a livello nazionale, si sono avute in Liguria e in Friuli V.G. per quanto riguarda il Nord; in Toscana e in Lazio nel Centro; e hanno riguardato Abruzzo, Calabria, e Sardegna nel Mezzogiorno. Tutte le regioni nel 2017 sono comunque scese sotto i 3 posti letto per acuti ogni mille abitanti indicati dalla normativa.
Utilizzando i dati forniti dal ministero della Salute è possibile anche analizzare la dotazione di posti letto in terapia intensiva per regione e le variazioni intervenute tra il 2010 e il 2018. In questo caso si osserva che in realtà in quasi tutte le regioni i posti letto sono aumentati negli ultimi anni. Fanno eccezione Piemonte, Abruzzo e Molise dove la dotazione è diminuita, e Marche e Lazio dove la variazione è nulla. Nel 2018 l’offerta di posti letto nei reparti di terapia intensiva oscilla quindi tra 6,7 ogni 100 mila abitanti in Trentino Alto Adige e l’11,9 in Liguria.
Forse è anche per questo che, per quanto sottoposto a uno “stress test” di dimensioni difficilmente immaginabili, il sistema ospedaliero – seppur con delle difficoltà – ha continuato a garantire cure a tutti anche nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria da Covid-19.