A distanza di 4 anni dall’inizio dell’esperienza Car-T, il Centro Trapianti di cellule staminali e terapie cellulari dell’Ospedale Policlinico San Martino, diretto dal dottor Emanuele Angelucci, ha elaborato un report riassuntivo dell’attività svolta.
Le Car-T (acronimo dall’inglese ‘Chimeric Antigen Receptor T cell therapies’ ovvero ‘Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico per antigene’) sono nuove terapie personalizzate basate su un particolare tipo di globuli bianchi (i linfociti T) che vengono ‘addestrati’ in laboratorio per riconoscere e distruggere le cellule di alcuni tumori del sangue.
Le Car-T richiedono una complessa preparazione che ha inizio con il prelievo, da parte del servizio trasfusionale, dei linfociti T del sangue del paziente, attraverso una tecnica chiamata aferesi. I linfociti vengono poi inviati nei laboratori deputati al processo di ingegnerizzazione, secondo un rigido protocollo di controllo di qualità.
Una volta in laboratorio, all’interno dei linfociti viene introdotta, con un processo di trasferimento genico, la capacità di esprimere il recettore Car (Chimeric Antigen Receptor) in grado di riconoscere le cellule tumorali: le Car-T così ottenute esprimono sulla propria superficie il recettore che individua un antigene chiamato CD19 o Bcma, proteine caratteristiche di alcune patologie onco-ematologiche tra cui linfomi, leucemie e mieloma.
La procedura di preparazione delle cellule ha una durata di circa 4 settimane, trascorse le quali i linfociti Car-T possono essere infusi nel sangue del paziente, al fine di attaccare e distruggere le cellule tumorali.
Oggi, in Italia, la terapia Car-T è indicata nei seguenti casi:
- pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario a una o più linee di terapia;
- pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B refrattaria, in recidiva post-trapianto o in seconda o ulteriore recidiva;
- pazienti con linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B;
- pazienti con linfoma follicolare recidivato o refrattario a due o più linee di terapia;
- pazienti con linfoma mantellare recidivato o refrattario a due o più linee di terapia;
- mieloma multiplo dalla terza linea di terapia.
La terapia con cellule Car-T rappresenta, sempre più spesso, una strategia di cura efficace nei tumori del sangue che non rispondono alle terapie tradizionali, poiché offre una concreta possibilità di guarigione (circa 40% dai dati di letteratura) a pazienti che, altrimenti, avrebbero esaurito le opzioni terapeutiche curative. L’indicazione si sta progressivamente estendendo ad altre patologie.
In particolare, l’Ospedale Policlinico San Martino dispone di un’unità funzionale dedicata al programma Car-T (Car-T team), composta da: medici ematologi esperti in trapianto di cellule staminali, neurologi, cardiologi, infettivologi, anestesisti, medici di medicina trasfusionale e farmacisti specializzati nel gestire le tossicità derivanti da Car-T, a cui si aggiungono due team di infermieri professionali, di cui uno esperto in aferesi e uno dedicato alla gestione del paziente Car-T.
Presso il Centro Trapianti di cellule staminali e terapie cellulari dell’Ospedale Policlinico San Martino, su un totale di 73 pazienti trattati con Car-T, 46 erano affetti da linfoma a cellule B diffuso 3° linea o successiva, 10 da linfoma a cellule B diffuso 2° linea, 2 da linfoma follicolare, 2 da linfoma a cellule B aggressivo primitivo del mediastino, 11 da linfoma a cellule B mantellare e 2 da leucemia linfoblastica.
La miglior risposta al trattamento con Car-T è stata: per 38 pazienti remissione completa, per 8 pazienti remissione parziale, per 27 pazienti si è purtroppo registrata progressione di malattia.
Si stima, infine, a 12 mesi dall’infusione, una sopravvivenza globale del 67% e una sopravvivenza libera dalla progressione della malattia del 40% nei pazienti affetti da linfoma aggressivo, il gruppo più rappresentato nell’intera coorte di pazienti trattati.
In definitiva, complessivamente, il 40% dei pazienti che avevano esaurito le normali possibilità di guarigione hanno ottenuto con questa importante innovazione la guarigione (probabilmente definitiva) della loro malattia neoplastica.
«È con grande orgoglio che possiamo dire di aver messo a disposizione dei cittadini liguri questa importante innovazione terapeutica che oltre ad essere una attuale, qui e oggi disponibile, opzione terapeutica promette grandi sviluppi – afferma Emanuele Angelucci, direttore dell’Unità Operativa Ematologia e Terapie Cellulari dell’Ospedale Policlinico San Martino – È doveroso informare i cittadini e le autorità con numeri reali di ciò che è stato fatto anche con i limiti insiti in qualsiasi procedura medica. Non smetterò mai di ricordare che si tratta di procedure complesse che richiedono il comune sforzo e impegno di tutto l’ospedale (servizi professionali, amministrativi e direzione) e degli enti regionali preposti. Da soli in questo campo non si fa niente».