È di 43 pazienti la media giornaliera di ricoverati Covid positivi negli ospedali della Liguria a fronte di 31 dimissioni al giorno. Sono 355 i posti letto occupati per media intensità e 10 in terapia intensiva.
La popolazione vaccinata con la quarta dose a oggi è di 164.182 cittadini, pari al 13.33% dei liguri. Il quadro, lo afferma in una nota la Regione Liguria, suggerisce comunque una riflessione sull’organizzazione degli ospedali.
«Una parte dei pazienti che giungono al pronto soccorso per patologie che nulla hanno a che vedere con il Covid − dichiara il presidente della Regione Giovanni Toti − scopre di essere positiva solo perché c’è l’obbligo di eseguire il test. Dal momento in cui questo test risulta positivo comincia una separazione di questi malati rispetto al loro naturale percorso di cura e questo ha due implicazioni: da un lato soffoca gli ospedali, generando bolle di pazienti positivi o la conversione di interi reparti, e dall’altro rischia di portare all’indebolimento delle cure per la malattia per la quale il paziente è entrato in pronto soccorso. Ritengo quindi che il Covid, essendo endemico, debba essere assimilabile a una sindrome influenzale e di conseguenza si debba pensare a un cambio sostanziale di approccio dei protocolli ministeriali».
«Se vogliamo che gli ospedali in futuro non siano costretti ad aprire e chiudere reparti Covid e assorbano efficacemente gli infetti da influenza, Covid o altre patologie respiratorie a trasmissione aerea − aggiunge l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola − è necessario rimuovere alcuni tipi di obblighi come il doppio percorso e il tamponamento anche su persone asintomatiche mantenendo l’utilizzo delle mascherine come strumento preventivo. Questo nuovo approccio, ne sono certo, consentirebbe al servizio sanitario nella sua complessità di lavorare più celermente e con la stessa sicurezza».
«Stiamo assistendo dall’inizio del mese di novembre ad un aumento di tutti gli indicatori, con la curva dell’incidenza in crescita − dichiara il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi − in aumento anche l’indice Rt che si attesta intorno all’1.2. L’andamento si riflette sugli indicatori di pressione ospedaliera: in considerazione del quadro epidemiologico attuale è maggiormente importante ricordare come la vaccinazione rappresenta il metodo più efficace per tutelarsi, soprattutto dalle forme più gravi della malattia».
«Oggi siamo di fronte a un virus profondamente diverso − aggiunge il coordinatore Diar Malattie Infettive di Alisa Matteo Bassetti − ormai ogni italiano ha la protezione o perché è guarito o perché è vaccinato. Va poi ricordato che la variante omicron crea scenari evidentemente molto meno aggressivi. Si tratta quindi di mettere sullo stesso piano il Covid con quello molti altri virus respiratori. E allora l’invito diventa quello di ritornare a mettere al centro il malato e non il tampone: dobbiamo curare i pazienti per quella che è la loro patologia di base. Se accedono al pronto soccorso per esempio per un problema cardiologico andranno in cardiologia, e lì ci saranno bolle specifiche per le quali, evidentemente, saranno isolati dagli altri in caso di positività. Usare invece la ‘rete a strascico’ , facendo tamponi a tutte le persone che arrivano al pronto soccorso e nei reparti, arrivando persino a svolgere un’attività di screening, sta facendo nuovamente intasare il sistema. La differenza è che, mentre nel 2020 e nel 2021 il sistema si ingolfava perché c’erano persone malate, oggi il sistema si rischia di ingolfare perché ci sono dei tamponi positivi: questo evidentemente non è fare i medici, non è fare medicina, ma è correre dietro un campione biologico. L’approccio deve profondamente mutare e mi auguro che su questo ci sia una presa di posizione da parte del ministero. Altrimenti si rischia tra due settimane di mandare nuovamente in blocco il nostro sistema sanitario».