Si è concluso il presidio dei lavoratori dello spettacolo, scesi in piazza questa mattina al presidio organizzato da FisTel Cisl e Uilcom Uil Liguria a un anno dalla chiusura delle sale.
Oltre un centinaio i manifestanti davanti alla prefettura di Genova, nel rispetto delle normative anti Covid. Il presidio ha visto la partecipazione dei musicisti del Carlo Felice che hanno suonato l’inno di Mameli. Al temine dell’incontro le organizzazioni sindacali hanno ottenuto che la prefettura si faccia portavoce presso il governo delle istanze dei lavoratori.
«Le condizioni per ripartire in tutta sicurezza ci sono – dice Franco Ippolito, segretario generale FisTel Cisl Liguria – in questi mesi il settore ha investito tantissimo per l’applicazione dei protocolli per garantire la piena sicurezza di lavoratori e pubblico, recentemente uno studio di settore di una associazione di categoria ha certificato che dall’inizio della pandemia su 370 mila spettatori nei teatri c’è stato un solo contagio. Non bisogna poi dimenticarsi dei tanti lavoratori non coperti da ammortizzatori sociali, che fino a ora hanno potuto contare solo sui pochi ristori arrivati».
«Noi non abbiamo bisogno di una mancia ma di tornare a lavorare con un piano serio di ripresa – dice Guido Parodi, segretario regionale Uilcom Uil Liguria – non si può pensare di rimandare la riapertura del comparto: vogliamo lavorare e dare il nostro contributo alla ripresa dell’economia. Un settore molto variegato che rappresenta un mondo che dà opportunità di lavoro e economia. Queste cose abbiamo detto in prefettura. Spettacolo e cultura sono la nostra identità e il volano della ripartenza del Paese».
Le organizzazioni sindacali chiedono la riapertura in sicurezza dei luoghi della cultura, salvaguardare produzione e occupazione, rinnovare i contratti nazionali (protocolli professionisti e autonomi), una riforma legislativa dello spettacolo, definizione di piante organiche adeguate e stabilizzazione dei precari delle fondazioni lirico-sinfoniche, ammortizzatori e sostegni fino alla fine dell’emergenza.