Al referendum ad Apm Terminals Vado Ligure il 96% dei lavoratori si è recato alle urne e il 50,9% ha votato no alla proposta di integrativo. Lo annuncia una nota della società che, tra l’altro, nega le accuse di comportamento antisindacale espresse dalla Cgil.
«Per ciò che riguarda i ventilati comportamenti antisindacali che hanno portato a un ricorso in Tribunale di Savona da parte della Filt-Cgil – si legge nella nota – per il non aver consentito l’accesso ai seggi del referendum, Apm Terminals Vado Ligure ribadisce che non vi è stato alcun comportamento in tal senso, avendo rispettato le regole interconfederali per la composizione della commissione elettorale. Pertanto, dopo aver conosciuto i contenuti del ricorso, farà valere le proprie ragioni nelle sedi più opportune».
«Si ricorda inoltre – prosegue il comunicato – che la discussione sull’integrazione aziendale, la cui durata è a valere per soli 10 mesi, è iniziata molto tempo addietro e, solo negli ultimi mesi, ha visto una serrata attività del tavolo di trattativa, con numerose osservazioni di tutte e tre le sigle sindacali – Cgil Cisl e Uil, che sono state recepite all’interno del documento finale. Ciò in un clima sempre di reciproco rispetto nonostante ci siano stati sempre da parte delle OO.SS, nel frattempo, dei cambi di rotta rispetto a punti discussi e concordati. In tale contesto si è arrivati ad una proposta di accordo che definisse le modalità organizzative per la fase di start up operativa del terminal, che valesse fino al 31 marzo 2021.
Apm Terminals Vado Ligure «ha preferito attendere la fine del referendum tra i lavoratori prima di commentare qualsiasi fatto o gesto avvenuto perché non ha voluto in alcun modo condizionarne l’esito pur essedo stata oggetto di attacchi e azioni immotivati e pretestuosi da parte di alcune sigle sindacali, visto che tutte le stesse hanno avuto la possibilità, con la collaborazione aziendale, di tenere le proprie assemblee, anche più volte e in prossimità delle votazioni. In particolare, sulle accuse di dumping Apm Terminals Vado Ligure precisa che i contenuti dell’accordo integrativo ricalcano prassi in essere all’interno di analoga tipologia di contratti applicati in altri terminal portuali in Italia. Si rammenta infatti che il terminal ad oggi non è ancora finito e che l’attività commerciale deve ancora crescere e consolidarsi, proseguendo contestualmente con la formazione delle risorse inserite. Molti degli addetti oggi impiegati vanno infatti formati perché per scelta si è deciso di investire sul territorio e molto sui suoi giovani, a scapito della produttività iniziale, avendo deciso l’azienda di muoversi in quel contesto di collaborazione con le parti, nessuna esclusa, sopra richiamato».
«Oggi osserva Apm – abbiamo anche l’esito del tanto “discusso” referendum e molto serenamente sappiamo che il 96% dei lavoratori si è recato alle urne e il 50,9% ha votato no alla proposta di integrativo, a dimostrazione della neutralità tenuta dall’azienda rispetto al referendum indetto. Una popolazione aziendale che ha serenamente e senza alcun condizionamento voluto esprimere il suo pensiero. Ci si chiede perché qualcuno abbia voluto trasformare un accordo transitorio che porta risorse economiche alle persone, regolando insieme meccanismi organizzativi e fissando anche limiti precisi entro i quali l’azienda si muove, in un attentato al CCNL, contratto tra l’altro non ancora chiuso in maniera definitiva non certo per volontà dell’azienda. Nonostante queste tensioni, forse acuite dal particolare contesto emergenziale in cui tutto il Paese e tutto il mondo si trovano, Apm Terminals Vado Ligure ha mantenuto toni neutri proprio per non condizionare il proprio personale».
L’azienda annuncia inoltre l’approdo avvenuto ieri in banchina della Maersk Genoa che, con i suoi 337 metri di lunghezza e 48 di larghezza, rappresenta la più grande portacontainer mai approdata al nuovo container terminal dall’avvio dell’operatività dell’infrastruttura avvenuto lo scorso febbraio.