Ricavi quasi dimezzati nel 2020 con il turismo che prevede una contrazione del 66,3%, giudizi in prevalenza negativi sui provvedimenti finora adottati dal governo per contrastare la crisi provocata dalla pandemia, sette imprese su 10 hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, forti criticità per l’accesso al credito. Sono i principali risultati della rilevazione effettuata dalla Cna su un campione di circa 14 mila imprese per fotografare una crisi senza precedenti.
Per l’anno in corso si stima un crollo del fatturato del 42% rispetto al 2019 con alcuni comparti che prevedono un giro d’affari più che dimezzato. Oltre al turismo, -56,7% per la moda e -54% per il commercio. La flessione “più contenuta” è per i servizi alle imprese (-40%).
L’indagine effettuata dalla Cna indica il giudizio delle imprese su come è stata affrontata la prima fase dell’emergenza e gli orientamenti con il parziale allentamento delle restrizioni.
Voti negativi sui provvedimenti finora varati dal governo a favore dell’economia. In particolare sul tema del credito e liquidità, a livello nazionale, oltre il 70% esprime un giudizio molto negativo contro il 14,6% delle risposte positive. Circa il 95% delle imprese che hanno presentato domanda per il credito è ancora in attesa di una risposta.
In Liguria il 71% delle imprese che hanno risposto al sondaggio Cna hanno sospeso completamente la propria attività.
Di queste il 40% giudica negativamente le misure governative a sostegno di credito e liquidità.Il 60% delle imprese non ha richiesto la moratoria sui finanziamenti, mentre il 36% ha chiesto un credito aggiuntivo fino al 25% del fatturato fino a 25mila euro. Il 94% delle imprese richiedenti attende però ancora una risposta da parte della banca.Agli imprenditori a cui è arrivata una risposta negativa, da parte della banca, la motivazione è legata all’esposizioni classificate come “sofferenze”. Il credito concesso si aggiunge alle linee già esistenti per il totale della attività.
Il 70% degli imprenditori liguri è preoccupato della attuale situazione e la maggior parte degli stessi prevede una diminuzione del fatturato rispetto al 2019 della metà (24% delle attività) e tra il 30- 40% (34% delle attività).
Il 59% delle imprese liguri si sta adattando alle nuove disposizioni in materia di prevenzione dei rischi per dipendenti e clientela, ma resta alto il numero delle aziende (22%) che non sa ancora cosa deve fare per poter riaprire. Le nuove disposizioni provocheranno rallentamenti e riduzione dell’attività (57%) e maggiori costi e nuovi investimenti (32%). Una volta cessata l’emergenza Covid-19 l’83% delle imprese liguri adotteranno forme organizzative con una maggior controllo di sicurezza.
A livello nazionale, soltanto per la moratoria sui finanziamenti e per gli ammortizzatori sociali il 30% del campione ha espresso apprezzamento per le misure realizzate. Un’impresa su due ha fatto ricorso alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi e solo il 50% delle imprese che hanno presentato domanda per la moratoria sui finanziamenti ha ricevuto risposta positiva. Un amaro paradosso assolutamente illogico che le imprese operanti nei settori sottoposti da subito al lockdown e con ricavi azzerati, non abbiano potuto beneficiare della sospensione. Infatti ha interessato solo il 65,9% del turismo, il 63,4% dei servizi per la persona, il 58,2% del commercio e il 53% della moda. La paralisi del sistema economico ha fatto esplodere il ricorso agli ammortizzatori sociali che ha riguardato il 69,3% delle imprese con dipendenti (il 51% per sospensione a zero ore). Il maggiore utilizzo si registra nel manifatturiero, a partire dalla moda (78,9%), produzione (78,6%), legno e arredo (78,4%) e servizi alla persona (77,5%).
Il peggioramento dei risultati economici per oltre il 50% è determinato dalla forte riduzione della domanda di beni e servizi e per il 15% dall’aumento dei costi per assicurare le misure di sicurezza.
Tra gli imprenditori intervistati accanto al comprensibile pessimismo sulle prospettive emerge un forte senso di responsabilità e una visione chiara sul rilancio. Tra gli investimenti prioritari la sicurezza è indicata dal 77,9% del campione e supera l’80% nel segmento servizi alla persona.
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