Salta la trattativa Ilva dopo l’incontro di oggi a Roma.
Il governo aveva proposto un accordo che prevedeva: 10 mila persone assunte da Arcelor Mittal, 1.500 in carico a Invitalia e 2.300 in carico all’amministrazione straordinaria con l’impegno di individuare soluzioni per prospettive stabili a tempo indeterminato con 200 milioni a disposizione per le uscite volontarie. (Qui l’intero schema).
«Per sbloccare il negoziato il governo ha messo in campo ogni possibile azione – commenta il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda – e a questo punto il dossier passa al nuovo esecutivo. Avevamo proposto uno schema di accordo tra le parti che assicura occupazione a tempo indeterminato per tutti i lavoratori attualmente in Amministrazione Straordinaria alle stesse condizioni economiche e normative attuali. Allo stesso tempo il governo, il Comune di Taranto e Arcelor Mittal hanno definito il testo di un protocollo d’intesa per rafforzare i controlli e le verifiche sul danno sanitario, anticipare gli interventi ambientali e varare importanti misure di compensazione per la Citta». L’obiettivo del governo era di evitare l’esaurimento della cassa integrazione previsto a luglio e la rinuncia di Mittal alla condivisione dell’accordo sindacale che consentirebbe all’Ilva di Taranto di procedere direttamente alle assunzioni superando la necessità dell’accordo.
Fino a oggi il governo ha finanziato Ilva in amministrazione straordinaria con circa 900 milioni di euro. L’offerta di Mittal prevede investimenti per 2,4 miliardi a cui si aggiungono 1,8 miliardi di prezzo che servono anche a rimborsare lo Stato e l’indotto.
Gli esuberi confermati non sono piaciuti ai sindacati.
“Irricevibile” scrive la Fiom su twitter: “La trattativa non è mai entrata nel merito, ma nulla è comunque cambiato sull’occupazione. La Fiom non mette la firma su un accordo che prevede licenziamenti”. Francesca Re David, segretario generale della Fiom aggiunge: «Il problema è che tutto il negoziato è condizionato dal contratto di affitto e la trattativa è bloccata da questo contratto».
«Il governo – spiega Bruno Manganaro, segretario generale della Fiom Cgil di Genova – un minuto prima di andarsene, tenta di scaricare sul sindacato le sue responsabilità contenute nell’accordo segreto siglato con Mittal che un anno fa ha precostituito: esuberi, taglio del salario e aggiramento della legge dello Stato che prevede la continuità del rapporto di lavoro, possibilità di esternalizzare attività ora gestite in modo diretto e, per Genova, il non rispetto dell’Accordo di Programma. Scrivere, come ha fatto il governo che convocherà un tavolo per attuare gli impegni dell’Accordo di Programma mentre si confermano 600 esuberi a Genova è una bella presa in giro, che la Fiom Cgil respinge al mittente».
Per la Fiom Cgil genovese, Mittal può acquisire Ilva nel rispetto della continuità del posto di lavoro, reddito, diritti e nel rispetto dell’Accordo di Programma per Genova.
«Con rammarico prendiamo atto che le nostre richieste siano state inascoltate – dice Rocco Palombella (Uilm) – è sbagliata la scelta di una società mista con Invitalia, alla luce dell’esperienza di Cornigliano».
Anche Ugl è critica: «ArcelorMittal nel 2023 resterà con 8500 dipendenti: anche con l’entrata della newco creata da Invitalia e con le risorse in dotazione alla vecchia Ilva, migliaia di lavoratori resterebbero comunque fuori dal perimetro occupazionale garantito. Ribadendo che nessun lavoratore dovrà pagare il prezzo dell’attuale situazione – dice Antonio Spera, segretario generale dei metalmeccanici – l’auspicio è che ci siano aperture da parte dell’azienda e che, con la costituzione del governo, si possa intavolare una vera trattativa su rinnovate basi».
Più morbida la Fim, che aveva intravisto «timidi passi avanti» e sul futuro: «Noi discutiamo con qualsiasi governo, abbiamo a cuore solo gli interessi dei lavoratori sul merito sindacale, qualcuno pensa di avere più chances in attesa di “governi amici”. L’azienda perde 30 milioni al mese. Stupidi interessi di bottega hanno ipotecato accordo».
I sindacati però parlano già di riconvocazione per una ripresa della trattativa: «Non si può trattare con i diktat. Affidiamo alla responsabilità del governo, che per noi e’ ancora un valido interlocutore, di riconvocare ancora il tavolo», dice Palombella.
Calenda replica: «Liberi di non firmare e di sostenere che non sono più legittimato. Ma non di dire cose non vere. Non solo neanche un licenziato ma garanzia posto di lavoro a tempo determinato per tutti i lavoratori Ilva. Basta leggere i punti dell’accordo sul sito Mise».
Questo il commento di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria: «Regione Liguria e le istituzioni locali liguri guardano con preoccupazione alla sospensione delle trattative. La Regione Liguria auspica che si torni al più presto al tavolo del negoziato e ha ribadito la propria disponibilità a impegnarsi, attraverso la Società per Cornigliano e in accordo con il governo, ad agevolare le garanzie e le politiche occupazionali che le parti decideranno liberamente di sottoscrivere nel prossimo futuro. Confidando nella ragionevolezza di tutti Regione Liguria ha ribadito di ritenere lo stabilimento di Genova Cornigliano un patrimonio industriale e produttivo non solo del territorio ma dell’intero Paese».