Il 4 marzo si vota. Ma la data cruciale, in Liguria come nel resto del Paese, è quella dell’8 gennaio prossimo, l’inizio della settimana di fuoco delle candidature, quando inevitabilmente gli aspiranti risulteranno più numerosi dei seggi e all’interno dei partiti diversità di vedute, antiche rivalità e aspirazioni concorrenti si mescoleranno formando miscele ad alto potenziale esplosivo.
Cominciamo a dare un’occhiata in casa del partito più strutturato, il Pd. Reduce, come è noto, da una serie di sconfitte un po’ in tutto il territorio regionale, in fase di ricucitura nella provincia più importante, quella di Genova, il partito sa già che dovrà deludere parecchi aspiranti. Alle elezioni del febbraio 2013 il Pd con la sua “quasi vittoria” aveva ottenuto alla Camera il 25,4% dei voti, pari a 292 seggi, al Senato il 27,4% , pari a a 105 seggi. Una messe di voti e di seggi oggi impensabile. I posti a disposizione saranno molto meno, tutti lo sanno ma presumibilmente pochi sono disposti ad aspettare un altro turno. Stando a quel che si dice in ambiente Pd, non soltanto tutti i parlamentari aspirano a essere ricandidati, ci sono anche personaggi che hanno guidato l’oppposizione in questi anni, come Raffaella Paita e Pippo Rossetti, che pare aspirino a un trasferimento a Roma.
Dalla parte del centrodestra le cose sono ancora meno chiare. Intanto, non si sa ancora quali saranno i rapporti tra i leader nazionali, Berlusconi e Salvini. Poi, la Liguria, che il suo governatore Giovanni Toti ama presentare al centrodestra come possibile modello nazionale, più che un modello sembra un paradosso.
Nella regione la figura politicamente dominante, sia per la carica istituzionale ricoperta sia soprattutto per l’abilità politica personale e anche, in parte, per gli errori degli avversari, è senza dubbio quella di Toti. Il fatto è che l’ex direttore del TG 4 è un generale senza esercito. Il nerbo del centrodestra in Liguria è la Lega, non FI. Il potere del governatore ligure stava nel suo legame stretto con il leader Berlusconi. Legame che, ora, pare molto allentato. La forza di Toti oggi è nella capacità di vincere: da quando è arrivato in Liguria, il centrodestra ha vinto tutto, regionali, comunali genovesi, spezzine, savonesi. Non è poco, e infatti, nonostante i probabili malumori, in Forza Italia, nei confronti di un governatore che, nel momento di massima tensione tra Berlusconi Salvini poggia il suo potere su una salda alleanza con la Lega e la propone pure come modello nazionale, almeno ufficialmente nessuno strale è arrivato da Arcore.
Non è poco ma forse non è abbastanza per esercitare la prerogativa di stabilire chi sarà candidato e chi non lo sarà, e dove: e questa prerogativa è la base del potere futuro. Per il momento sembra che la questione candidature sia tutta in mano a Sandro Biasotti.
E le candidature da distribuire sono parecchie, per quanto, inevitabilmente, meno dei pretendenti. L’esito delle prossime elezioni non è affatto scontato ma certamente il centrodestra vede ottime prospettive: non solo ha conquistato Genova e Savona, non solo c’è la vasta e ricca area del Tigullio da assegnare, a Imperia è in carica un sindaco di centrosinistra che sembra deboluccio: si tratta di trovare un candidato che riporti al centrodestra una delle sue basi tradizionali. Chi lo sceglierà?
Nei giorni scorsi Toti ha incontrato in un ristorante di Alassio Claudio Scajola, Marco Scajola, nipote dell’ex ministro e assessore regionale, e Pier Carlo Scajola, figlio di Claudio. Di che cosa avranno parlato? Nel Ponente le questioni da discutere, a parte Imperia, non mancano – a cominciare dalla candidatura di Marco Melgrati a sindaco di Alassio – e il fatto che Toti abbia incontrato la famiglia Scajola può essere l’inizio di una nuova alleanza. Claudio Scajola, ai vertici di Forza Italia, ha sempre dichiarato la sua contrarietà a un centrodestra a trazione populista. L’alleanza con Salvini, secondo l’ex ministro, può andare bene purché scevra di estremismi sull’euro, sull’Europa, sull’imminigrazione. Tempo fa Scajola aveva dichiarato la sua simpatia per Stefano Parisi. Vero è che in Liguria né la giunta di Toti né la stessa Lega hanno mai mostrato connotazioni estremiste. Ed è altrettanto vero che se Claudio Scajola per tornare ai vertici del partito potrebbe incontrare parecchi ostacoli (rivalità, aspiranti candidati respinti quando in pratica compilava le liste), in Liguria è ancora fortissimo. I suoi amici, o almeno una buona parte di questi, non lo hanno lasciato nemmeno nei momenti più bui. Un’alleanza Scajola-Toti potrebbe forse fornire a Marco Scajola le ali per volare verso i cieli romani e a Toti la base elettorale che gli manca. Questo per quanto riguarda il Ponente.
(Continua)