240,5 milioni di euro. A tanto ammonta la richiesta per Imu e Tasi sugli immobili delle imprese liguri: 134,4 milioni di euro sono riferiti alla provincia di Genova, 49,4 milioni di euro a Savona, 29,2 milioni a Imperia e 27,6 alla Spezia. È ciò che emerge dagli ultimi dati di Agenzia delle Entrate e Istat (2016) elaborati dall’ufficio studi Confartigianato. Il valore nazionale supera gli 8,8 miliardi di euro (tenendo conto di un’aliquota media nazionale del 9,59 per mille per gli immobili produttivi utilizzati dalle imprese). Un valore decisamente lievitato nel corso degli anni: tra 2011 e il 2016 le entrate fiscali e contributive sono salite di 36,8 miliardi (+5,4%), trainato proprio da un incremento di circa 11 miliardi di euro di prelievo di Imu e Tasi sugli immobili, pari a un aumento di quasi il 120%.
Tornando alla nostra regione e osservando gli imponibili della tassazione immobiliare (ottenuti applicando alla rendita catastale rivalutata il relativo moltiplicatore specifico per ciascuna categoria), risultano superiori alla media nazionale quelli relativi a negozi e botteghe (26,5% contro 21,7%), alberghi e pensioni (10,6% contro 7,8), fabbricati per attività commerciali (21,5% contro 18,2%), uffici e studi privati (imponibile 14,7% contro 14,1%).
«La tassazione immobiliare negli ultimi sei anni ha subito una vertiginosa escalation – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – A farne le spese sono anche le nostre micro e piccole imprese, letteralmente schiacciate dal peso della fiscalità: un prelievo iniquo, sul quale grava anche un ulteriore effetto, quello della cosiddetta “tassa sulle tasse”, generata dalla mancata deducibilità totale dell’Imu, per ora ferma al 20%*. L’auspicio è che, come richiesto, la nuova legge finanziaria possa prevedere una deducibilità totale dell’imposta dal reddito d’impresa».
Imu, ma non solo. Ad aumentare in questi ultimi anni è anche il peso della tariffa per la raccolta dei rifiuti. Negli ultimi cinque anni in Italia, a fronte di un’inflazione del 2,2%, il costo della raccolta dei rifiuti cresce del 13,6%, un tasso più che doppio rispetto al 6,4% dell’Eurozona. In questo quadro, la Liguria (che è quarta per produzione di rifiuti urbani, 540 kg pro capite, 845 mila tonnellate) si colloca in testa alle regioni con il maggior valore di proventi pro capite da tassa o tariffa pagati per il servizio di igiene urbana: 216,80 euro, il 30,6% sopra alla media nazionale.
Per dieci regioni italiane si rilevano costi pro capite del servizio superiori alla media nazionale, pari a 167,74 euro: la Liguria è seconda, con 218,27 euro (30,1% sopra la media). Anche il costo pro capite per spazzamento e lavaggio strade, circa 23 euro in Liguria, è superiore alla media nazionale.
«Non solo la Liguria spicca, in negativo, per i più alti costi sostenuti per il servizio di igiene urbana – aggiunge Grasso – Ma dall’analisi emerge anche una mancata corrispondenza con la soddisfazione delle famiglie, che non giudicano positivamente la pulizia e il decoro nelle città». La Liguria, non a caso, è tra le regioni in cui le famiglie che dichiarano molto o abbastanza presente il problema della sporcizia nelle strade (Istat 2016) sono di gran lunga più numerose rispetto alla media nazionale: 41,5% contro il 33%, percentuale seconda solo a quella del Lazio (52,8%). Nel dettaglio sono 315 mila famiglie.