Una percentuale di laureati così alta da collocare la Liguria ai vertici nazionali, meno bene però il tasso di occupazione di chi raggiunge il traguardo. Sono i dati più rilevanti contenuti nell’aggiornamento Istat sull’indicatore “istruzione e formazione” tema preso come base insieme ad altri 23 per le politiche di sviluppo del Paese. Le serie storiche consentono di confrontare le cifre di un decennio molto complicato: dal 2004 al 2014.
Il numero dei Neet, cioè i giovani tra i 15 e i 29 anni non occupati né inseriti in un percorso regolare di istruzione/formazione, in Liguria è quasi raddoppiato: dal 13,7% al 21,6% rispetto al totale di quella fascia di età, tradotto in cifre è passato da 28 mila a 43 mila persone. Il dato è di gran lunga superiore alla maggior parte delle regioni del Nord (solo il Piemonte supera il 20%), ma anche di Toscana e Umbria. I maschi sono il 22,7%, le femmine il 20,4%.
Dall’altro lato cresce la percentuale di adulti occupati tra i 24 e i 64 anni, che partecipano ad attività formative e di istruzione: il 9,5% (53 mila persone), contro il 7% (40 mila) del 2004. In questo caso sono le femmine a tirare su la media: 11,9% contro il 7,5% dei maschi. In tutto gli occupati in Liguria in questa fascia di età sono 556 mila nel 2014 contro i 568 mila del 2004.
Il cosiddetto apprendimento permanente è arrivato a quota 8,7% dal 6,4% del 2004.
In salita anche la percentuale di non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione: dal 5,3% del 2004 (16 mila persone) si è arrivati al 7,1% del 2014 (19 mila persone), con una media nazionale dell’8%: le femmine sono il 6,6%, i maschi il 7,7%.
Sempre analizzando la serie storica, è aumentato ancora il livello di istruzione: i ragazzi tra i 15 e i 19 anni con la licenza media inferiore sono il 98,4% (62 mila) contro il 96,3 di dieci anni fa (54 mila). I ragazzi tra i 20 e i 24 anni con un diploma di scuola secondaria sono passati dal 78,8% (49 mila persone) all’80,3% (54 mila), dato leggermente superiore alla media nazionale del 79,4%.
Cala anche il tasso di abbandono dei corsi di istruzione e formazione professionale riconosciuti dalla Regione tra i ragazzi di età 18-24 anni: erano il 17,4% nel 2004, sono il 13,6% nel 2014 (più i maschi delle femmine). Le persone adulte (25.64 anni) che hanno conseguito al massimo un diploma di terza media nel 2014 sono il 36,5%, erano il 44% nel 2004.
La vera impennata riguarda l’istruzione terziaria, ovvero le lauree, i dottorati di ricerca, i diplomi dell’Accademia di belle arti o di arte drammatica, il perfezionamento in conservatorio e in accademia di danza: la Liguria è ai vertici nazionali con il 31,3% delle persone tra i 30 e i 34 anni ad avere uno di questi titoli di studio. Solo il Lazio fa meglio con il 31,6. Nel 2004 erano solo il 18% di quella fascia di età (la media nazionale è il 23,9%). In questo caso le femmine raggiungono la percentuale del 40,3% (solo le umbre fanno meglio con il 40,4%), i maschi invece sono il 22,4%, comunque al secondo posto in Italia dopo il Lazio. Tuttavia è diminuito il tasso di occupazione dei laureati a 1-3 anni dal conseguimento del titolo: dal 78,7% del 2006 al 62,8% del 2014, percentuale inferiore rispetto a Regioni come Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli e Piemonte.
Resta negativo l’indice di attrattività dell’Università, ossia il rapporto tra il saldo migratorio netto (differenza tra gli immatricolati iscritti nelle sedi della regione e gli immatricolati al sistema universitario residenti nella regione stessa) e il totale degli immatricolati: nel 2004 era -13,6 (-810 studenti), nel 2014 -12,2% (-637). Il totale degli immatricolati è sceso da 5943 studenti nel 2004 a 5202 nel 2014.
Per approfondimenti: Istat: istruzione e formazione, serie storiche