Dimissioni in blocco per il cda di Ferrovie dello Stato, nel corso della riunione di questa mattina. A dimettersi dai vertici Fs anche il presidente e l’ad, Marcello Messori e Michele Mario Elia. Secondo quanto si legge in una nota del gruppo, “una nuova assemblea sarà convocata il più presto possibile”.
Un passo indietro preannunciato e “apprezzato” dal governo, perché si inserisce nell’ottica di quel processo di valorizzazione avviato in via formale questa settimana con il decreto del presidente del consiglio dei ministri e che prevede la privatizzazione del 40% del gruppo con lo sbarco in Borsa entro la metà del 2016.
Privatizzazione di cui però, secondo i sindacati, non è chiara la finalità: «Quando il governo assume una decisione di indirizzo − commenta Camillo Costanzo, segretario regionale Filt Cgil Liguria − bisogna capirne l’obiettivo e i mezzi per raggiungerlo. Dubitiamo che le risorse derivanti dall’operazione siano poi reinvestite nel gruppo: al contrario è più probabile che vengano utilizzate per far cassa e risanare il debito, così come è avvenuto in altri settori. Se così fosse, il nostro giudizio è negativo».
Per il nuovo cda, tra i più papabili successori di Elia c’è Renato Mazzoncini, ad di BusItalia. «Al di là delle indiscrezioni su nuove nomine − spiega Laura Andrei, responsabile regionale Filt Cgil Liguria per le attività ferroviarie − manca un’indicazione specifica chiara sullo scorporo della rete, che è la questione che più ci interessa. Cosa vogliamo farne di questo gruppo? Non conosciamo quale sarà il nuovo mandato del consiglio di amministrazione».