Tagli dei costi, accorciamento della filiera, il settore floricolo si sta ristrutturando a livello mondiale e il contraccolpo arriva ovviamente anche nell’imperiese. Specialmente in un gruppo come Ciesse Flower Export di Arma di Taggia, esportatore dell”80% del prodotto. Sandro Cepollina, che ha costituito Ciesse Flower Export nel 1985 e oggi la guida, affiancato dai tre figli Sacha, Sonia e Saverio, ci spiega come l’azienda risponda alla trasformazione del mercato trasformandosi a sua volta.
Il gruppo Ciesse Flower Export, utilizza 5.000 mq nello stabilimento di Arma, dove lavorano 75 – 80 addetti, secondo il periodo, e 4.500 mq ad Albenga, per la produzione di piante in vaso, con una decina di addetti nei picchi di lavoro. L’80% del prodotto viene inviato all’estero, tramite 12 automezzi provvisti di celle frigorifere. Ciesse Transport è la società addetta al trasporto, con i suoi camion refrigerati e il suo personale specializzato. Il fatto che sia interna al gruppo permette un controllo totale della puntualità della consegna e, in generale, della logistica, determinante considerata la natura del prodotto trasportato. Ciesse Flower Export è il nucleo strategico e operativo che elabora i piani di sviluppo e di marketing. Nella sua struttura, Ad Arma di Taggia, si provvede alla selezione della materia prima, allo smistamento, al riconfezionamento e alla spedizione al cliente. I fornitori, da 1.500 a 1.800, secondo gli anni, al 65% sono dell’imperiese, ma tengono a calare perché cala il numero dei produttori del territorio, per il resto (Africa, e Sud America e altri).
Questo modello organizzativo ha permesso al gruppo Ciesse di conquistare la leadership europea nella commercializzazione ed esportazione di fiori freschi recisi e di verde ornamentale. «Ma ora – dichiara Cepollina a BJ – lo stiamo cambiando. Perché cambia il mercato mondiale, è in atto un processo di ristrutturazione in cui si punta a tagliare i costi accorciando la filiera. Noi rispondiamo innanzi tutto tagliando i nostri costi, e sono orgoglioso di poter dire che lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo non mandando a casa dei dipendenti ma attraverso la razionalizzazione dei processi. Quando è necessario si individuano spazi di intervento che in altri momenti possono passare inosservati. Poi cerchiamo nuovi sbocchi di mercato, in altri paesi e anche in Italia. Anni fa Ciesse Flower Export esportava il 100% del prodotto, ora siamo all’80%, troviamo nuovi spazi nella gdo del mercato domestico. Infine, stiamo rivedendo il concetto di servizio personalizzato. Che rimane, ma soltanto con clienti sopra una certa soglia di fatturato».
Ciesse Flower, come tutto il comparto, era stata colpita dalla crisi globale. Nel 2006 aveva ottenuto un fatturato di 15 milioni di euro, gli anni seguenti era scesa. Nel 2011 con la ripresa esterna all’Italia era tornata a crescere, per poi dover fare fronte alla trasformazione del mercato. Il 2015 dovrebbe chiudere in pareggio, con un fatturato sui livelli pre crisi.