Sono tre gli aspetti positivi che Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, vede nell’accordo stipulato tra Italia e Cina. «Per prima cosa il supporto tecnico che l’azienda di Stato China Communications Construction Group potrà darci nel predisporre il bando per alcuni grandi progetti, inoltre si potrà accrescere il traffico commerciale tra Cina e i nostri scali, in ultimo cercare di creare maggiori opportunità di investimento per imprese italiane che via Genova possono servire un mercato potenziale di 400 milioni di consumatori cinesi, che hanno una certa capacità di spesa e sono alfabetizzati digitalmente».
A Villa Madama, spiega Signorini, c’era il meglio dell’imprenditoria italiana e il meglio dell’imprenditoria cinese: «È stato un esempio positivo di cui bisogna dare atto al governo. Il Far East per Genova vale il 30% dell’import-export, per cui il dialogo è imprescindibile».
Il Memorandum of Understanding firmato tra Italia e Cina è un quadro di riferimento all’interno del quale si collocano accordi specifici non costituisce un accordo da cui possano derivare diritti e obblighi di diritto internazionale. Nessun obbligo giuridico o finanziario o impegno per le parti, ma un accordo che individua nuove modalità di cooperazione fra i due paesi attraverso diversi strumenti attivabili. Nell’ambito del progetto Belt and Road initiative, sono stati già firmati 29 accordi, 19 istituzionali e 10 commerciali. Tre riguardano la Liguria: Ansaldo Energia e China United Gas Turbine Technology: intesa di collaborazione tecnologica sul programma di turbine a gas. Ansaldo Energia, Benxi Steel Group e Shanghai Electric Gas Turbine: contratto per la fornitura di una turbina a gas AE94.2K per il progetto Bengang. Commissario straordinario per la ricostruzione di Genova, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e China Communications Construction Group: accordo di cooperazione.
Il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi dice di non aver mai avuto dubbi: «I rischi ci sono, ma vale il detto patti chiari e amicizia lunga, in passato non era stato così, mentre oggi cerchiamo la massima trasparenza nelle scelte strategiche. In questo modo siano le nostre aziende protagoniste dei flussi con la Cina. Non è un accordo per abdicare la sovranità nazionale. I francesi pensavano di accogliere navi che invece verranno nei nostri porti. Mi auguro che tutto quello che stiamo facendo consenta al nostro Paese di tornare a crescere».
Per Rixi «l’apertura a nuovi traffici, anche africani, dà la possibilità di rilanciare nuovamente lo scalo. Vogliamo far capire al mondo che siamo pronti e meglio degli altri».