«Vogliamo prevenire i danni alla coltivazioni attraverso l’utilizzo di tutti i mezzi di difesa a disposizione che tutelino la qualità di una produzione strategica e peculiare del nostro territorio che identifica la Liguria in tutto il mondo».
Così dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai annunciando l’ok incassato dal ministero della Salute sull’utilizzo anche nelle coltivazioni di basilico di prodotti già utilizzati per altre “coltivazioni maggiori”, come la lattuga, e previsti dalle strategie di gestione nelle coltivazione agricole del regolamento CE 128/2009 (un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi) e dal regolamento 1107/2009 (relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari).
La coltivazione del basilico, che in Liguria si estende su 200 ettari e in Italia per un totale di 900 ettari, è classificata tra le “coltivazioni minori” e pertanto non rientra tra quelle in cui possono essere utilizzati prodotti contro i parassiti invece usati nelle “coltivazioni maggiori”.
«Vorremmo che non si ripetesse quanto accaduto tra il 2013 e il 2014 – spiega Mai – due stagioni nere per le coltivazioni di basilico, seriamente danneggiate dal fungo killer, la peronospora, che compromise tra il 30 e il 35% della coltivazione in pieno campo e addirittura l’80% di quella in serra».
Introdurre l’utilizzo diversificato di nuovi mezzi di difesa ha come obiettivo quello di una maggiore efficacia del prodotto, in dosi ridotte e alternate in modo che il fungo non sviluppi resistenze causate da un lungo utilizzo dello stesso prodotto. «Come Regione Liguria – dice l’assessore Mai – stiamo lavorando con tutti gli enti coinvolti, con le associazioni, con le imprese e col Cersaa di Albenga per una gestione di difesa integrata dal punto di vista agronomico, biologico, fisico, sul clima nelle serre e sull’uso di sementi più o meno resistenti a questo pericoloso patogeno».
Per quanto riguarda i fungicidi, secondo l’ultimo rapporto ambiente Ispra, la distribuzione più elevata in Italia vede al quarto posto la Liguria, a quota 8,09 kg per ettaro, dopo Trentino, Veneto e Campania. Nel periodo 2003-2013, la distribuzione di principi attivi è comunque diminuita nel complesso di -3,53 kg/ha, con i maggiori decrementi proprio in Liguria (-13,09 kg/ha).