Danni rilevanti per il 66% delle imprese, ricorso agli ammortizzatori sociali per il 73%. A marzo in media il calo del fatturato è del 22,4%, per le ore lavorate del 21,8%.
Sono i principali dati emersi dall’indagine sugli effetti dell’emergenza Coronavirus focalizzata sulle aziende del settore condotta da Federazione di Confindustria Anie, che raccoglie il comparto della tecnologia elettrotecnica ed elettronica, con 17 imprese rappresentate in Liguria (tra cui grandi gruppi quali Ansaldo Energia, Axpo, Bombardier, Hitachi Rail Sts).
Il campione delle imprese socie che hanno preso parte all’indagine realizzata dal centro studi è costituito da 174 imprese ed è espressione di un fatturato aggregato pari a 15 miliardi di euro. Di queste, il 62% sono piccole e medie imprese e il 38% grandi imprese, con una prevalenza del campione concentrata nel Nord Ovest (60%) e nel Nord Est (20%).
In caso di apertura, il 72% delle imprese dichiara di rilevare criticità nell’attività, il 52% difficoltà per la mancata ricezione delle forniture e il 31% per la riduzione della liquidità per l’ordinaria gestione.
Fra le leve che le aziende intendono utilizzare per rilanciarsi, le principali sono ricalibrare o cambiare i Paesi di destinazione dell’export (35% del totale), con il 33% che pianifica modifiche nell’offerta (33%) e alla spinta a implementare tecnologie digitali. Il 2% delle imprese ha una visione molto pessimista dichiarando di non vedere alternative se non chiudere l’attività.
«Questi dati fotografano la situazione per il solo mese di marzo e riflettono con particolare evidenza l’esplosione della crisi sanitaria. Ci attendiamo che i dati di aprile siano ancora più negativi e questo dimostra la necessità di lavorare tutti insieme per accelerare la ripartenza, ovviamente da attuare tutelando la salute dei lavoratori», commenta Giuliano Busetto, presidente di Anie.
Nel dettaglio, secondo l’indagine della Federazione di Confindustria, il 73% delle imprese elettrotecniche ed elettroniche dichiara di fare ricorso o di avere intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Una quota superiore alla media del campione confindustriale che, nel suo complesso, tocca il 53%. Significativo il fatto che nel campione confindustriale siano compresi settori “essenziali” interessati in misura marginale dal lockdown, fra cui chimica-farmaceutica e alimentare, aggiunge Anie, secondo la quale il 42% degli addetti diretti del comparto operano in smart working, il 33% è presente in sede e il 25% non è attualmente in attività.