“La rsu ha ben chiaro il valore e l’importanza del progetto di ammodernamento del Gaslini: non lo contesta, anzi, ne riconosce la bontà e l’urgenza. Ma proprio perché ben conosce il valore del Gaslini, la rsu vuole che continui ad essere un’eccellenza pubblica, e non può non esprimere la forte preoccupazione per le modalità con cui questi interventi stanno prendendo forma”. È quanto si legge in una nota della rsu dell’ospedale pediatrico genovese.
Secondo la rappresentanza sindacale unitaria, “Il ricorso crescente ai partenariati pubblico-privato comporterà per l’ospedale canoni altissimi, di decine e decine di milioni di euro l’anno per decenni, è questo che allarma la rsu. Nel lungo periodo, questi oneri potrebbero mettere a rischio la sostenibilità economica del Gaslini e, di conseguenza, la sua natura pubblica. Cosa accadrà se e quando l’ospedale non riuscirà più a sostenere questi canoni milionari? Chi ne pagherà le conseguenze? Sicuramente i lavoratori, primi fra tutti quelli in somministrazione – magazzinieri, amministrativi – e più in generale i precari, rischieranno di farne le spese. Inoltre, la ricaduta sarà pesante anche sui contratti pubblici: il personale dipendente della logistica, ad esempio, all’applicazione del partenariato pubblico privato, sarà destinato a funzioni diverse per le quali non sarà molto probabilmente ritenuta necessaria l’integrazione dell’organico a seguito del pensionamento”.
Anche i nuovi progetti comunicati ufficialmente dalla direzione circa la destinazione dei padiglioni non oggetto di riqualificazione edilizia (pad 12, pad 1, e altri) preoccupano i sindacati: “Descrivono la realizzazione di un campus universitario, di una struttura destinata ad ‘attività sanitaria residenziale’ per i pazienti psichiatrici, di una foresteria per le famiglie dei pazienti. Ma con quali finanziamenti saranno attuati? Chi gestirà le attività all’interno di queste strutture? Quali condizioni contrattuali saranno applicate al personale che lì opererà? La rsu teme che, in caso di mancato pagamento dei canoni, il Gaslini dovrà cedere (magari ‘solo’ in concessione) gli edifici pubblici ai creditori privati, dando origine così a una sorta di ‘privatizzazione ifferita’ dell’ospedale. Siamo qui oggi per dire no a un modello che rischia di svuotare dall’interno la sanità pubblica e per ribadire le nostre richieste chiare e concrete:
– stabilizzazione dei lavoratori interinali e precari.
– nuove assunzioni di infermieri, operatori socio-sanitari, fisioterapisti, ostetriche, amministrativi e tecnici, ormai indispensabili per garantire i servizi.
– condizioni di lavoro adeguate e sostenibili, per chi ogni giorno tiene
in piedi questo ospedale”.
Il Gaslini è di tutti – conclude la nota – difendere la sua identità pubblica significa difendere la salute, la dignità e il futuro del lavoro”.


























