«Siamo rimasti basiti di fronte alla direttiva con cui il Comune di Genova ha annunciato di aver regolamentato le concessioni balneari in attesa della legge nazionale sul tema. Nonostante le decine di sentenze che negli ultimi anni hanno bocciato le norme degli enti locali che hanno provato ad inserire degli indennizzi da far pagare ai concessionari uscenti da parte dei nuovi concessionari, Palazzo Tursi fa finta di niente ed emana un documento che è già illegittimo in partenza». Lo dichiara la consigliera regionale della Lista Sansa, Selena Candia.
«Penso che non sia più tollerabile la narrazione fuorviante per la quale il Comune è ‘amico’ dei balneari e dei suoi voti e l’Europa è la ‘matrigna’ cattiva che vuole distruggere le attività imprenditoriali di migliaia di famiglie – spiega Candia – la direttiva Bolkestein è del 2010 e il vero problema è che in Italia in 14 anni non si è mai pensato a come recepire questa norma, ma si è cercato di andare in deroga all’infinito per non toccare i voti della categoria dei balneari. Abbiamo il dovere di ricordare che al centro dei contratti per le concessioni c’è l’utilizzo di un bene pubblico naturale, la spiaggia, e non il bene in quanto tale, che per sua natura è inalienabile, anche temporaneamente. Partendo da questa considerazione non è difficile capire come mai tutte le sentenze che ci sono state in Italia negli ultimi anni abbiano ritenuto illegittime le richieste di indennizzi da pagare ai concessionari uscenti. Una volta che la spiaggia è stata utilizzata per la durata del contratto stabilito va restituita, senza che alcun indennizzo possa essere reclamato».
Per Candia il Comune di Genova ha ignorato consapevolmente le leggi e le precedenti sentenze. «Oltre a non essere dovuti gli indennizzi disincentivano il naturale ricambio dei concessionari, favorendo, di fatto, la logica delle proroghe – afferma Candia – noi continueremo a dar battaglia su questo tema e compiremo ogni sforzo necessario per riaffermare un modello di gestione delle spiagge che metta al centro la tutela del bene naturale e il rispetto del diritto di accesso pubblico alle stesse».