«Regione Liguria, ancora una volta, conferma di non aver alcun interesse ad aumentare la percentuale e la qualità delle spiagge libere. 21 Comuni su 63 non rispettano la soglia minima del 40% di litorale ad uso libero e libero-attrezzato, e spesso gli spazi destinati alla libera fruizione sono angusti, alla foce dei torrenti o su scogliere poco accessibili». Così il consigliere regionale della Lista Sansa Selena Candia, che durante la seduta di consiglio di ieri ha presentato un’interrogazione specifica sui numeri delle spiagge libere in Liguria.
«L’assessore Scajola dichiara che solo 9 Comuni liguri, tra quelli dotati di un Piano di utilizzo demaniale, non raggiungerebbero la percentuale minima di spiagge libere – spiega Candia – ma i suoi numeri non sono corretti. Scajola considera inadempienti i Comuni con percentuali di spiagge libere sotto il 30%, ma la norma regionale del 1999 fissa l’asticella al 40%. Va detto che queste percentuali lasciano il tempo che trovano, visto che nel 2018 la prima giunta Toti decise di fatto di abbassare la percentuale minima di spiagge libere al 30% per ricevere i finanziamenti regionali. Inoltre il fatto che non siano state concepite sanzioni per i Comuni inadempienti la dice lunga sulle reali volontà della Regione».
Selena Candia nella discussione sul Bilancio che inizierà la prossima settimana presenterà un emendamento articolato sul tema delle spiagge libere. «Partiremo dai numeri per riequilibrare soprattutto le situazioni imbarazzanti che si verificano nella provincia di Savona dove sono concentrati ben 15 Comuni sui 21 totali che non rispettano il 40% minimo di spiagge libere, con casi limite come Loano, Comune in cui le spiagge in concessione ai privati rappresentato l’86,91% del totale – sottolinea la consigliera regionale della Lista Sansa – parallelamente ai numeri, chiederò anche di considerare la qualità degli arenili a disposizione per la libera fruizione. Per fare un esempio, a Genova la scogliera di Nervi è considerata spiaggia libera, ma sfido qualsiasi famiglia o persona con disabilità e problemi motori a poter usufruire serenamente di questo tratto di costa. Come ha sottolineato anche Legambiente se considerassimo solo le spiagge vere della Liguria, escludendo quindi scogliere e piattaforme, la percentuale di concessione ai privati salirebbe al 69,9%, il dato più alto di tutta Italia. E poi una riflessione andrà aperta anche sull’uso delle risorse dei canoni demaniali che, come suggerisce Adiconsum, potrebbero essere utilizzate ad esempio per i ripascimenti, permettendo un risparmio di risorse pubbliche».
Sul lavoro di Legambiente in aula si è accesso un confronto accesso dopo che l’assessore Scajola ha dichiarato che l’associazione fa di tutto tranne che tutelare l’ambiente, utilizzando dati loro che vanno sempre oltre i dati ufficiali dei ministeri e degli enti competenti. Un attacco inconcepibile per la consigliera Candia. «Un’associazione che da sempre tutela l’ambiente e la qualità della vita delle persone non si può attaccare in questo modo in aula – sottolinea – l’ambientalismo di Legambiente è sempre di tipo scientifico e corredato da dati coerenti. L’assessore Scajola, probabilmente in difficoltà, ha sbagliato completamente bersaglio».
Candia, che il prossimo 16 dicembre parteciperà da remoto alla seconda Conferenza Nazionale per il Mare Libero, in programma a Viareggio, annuncia che la battaglia sulle spiagge libere in Liguria andrà avanti in seduta di Bilancio, e anche dopo. “Mentre la Giunta Toti pensa a rilasciare nuove concessioni demaniali per i Comuni che non rispettano la quota minima del 40% di spiagge libere e continua a non prevedere sanzioni per i Comuni inadempienti, noi continueremo a battagliare per far rispettare il diritto sancito dalla nostra Costituzione di rendere libera a tutti la fruizione del mare e delle spiagge”.