La Fondazione nazionale di ricerca dei Commercialisti ha pubblicato i risultati di un’indagine sull’effetto moltiplicatore delle aggregazioni professionali dei commercialisti.
La ricerca è stata condotta sui redditi medi dei commercialisti per tipologia di studio e dai dati emerge che, mediamente, un commercialista che esercita la professione in forma aggregata dichiara un reddito professionale netto 2,4 volte più grande di un commercialista che esercita in forma individuale.
Tuttavia i commercialisti che si aggregano sono solo uno su cinque, il 20,1% del totale. Elaborando i dati delle due casse di previdenza della categoria (quella dei Dottori commercialisti e quella dei Ragionieri) per l’anno 2022, il documento calcola il reddito medio dei commercialisti che esercitano in forma aggregata pari a 127.814 euro contro un reddito medio di chi esercita in forma individuale pari a 53.044 euro e un reddito medio totale di 68.073 euro.
Per quanto riguarda la Liguria secondo la ricerca i commercialisti che si sono aggregati sono il 25,6% e hanno dichiarato un reddito medio pari a 75.270 euro, 1,48 volte in più rispetto ai commercialisti liguri che lavorano da soli.
Nel dettaglio delle province a Genova il tasso di associazione è del 25,4% e l’effetto moltiplicativo reddituale è del 2,12; a Imperia sono associati il 30,3% dei commercialisti con un moltiplicatore dell’1,61; alla Spezia il tasso di associazione è del 20,1% e il valore 1,55; a Savona l’aggregazione è al 29,4% e il moltiplicatore è di 1,38.
“L’analisi del moltiplicatore del reddito medio aggregato ha mostrato la capacità dell’aggregazione professionale di ottenere risultati migliori, nell’esercizio della professione di commercialista, rispetto al modello atomistico, ovvero all’esercizio della professione in forma individuale. Tale capacità varia, però, in modo significativo rispetto all’età, al genere e al territorio in cui opera il singolo professionista. In particolare, l’età e il territorio rappresentano due discriminanti significative nell’analisi dei differenziali di risultato”.
“L’analisi dei dati per classi di età, ad esempio, mostra quanto sia importante la carriera professionale all’interno della professione di commercialista. Infatti, a fronte di una media nazionale del 20,1%, il tasso di aggregazione dei commercialisti fino a 40 anni è pari all’8,2% con un divario di 15,4 punti rispetto agli over 60. Per contro, i commercialisti fino a 40 anni hanno un moltiplicatore del reddito medio aggregato rispetto a quello individuale pari a 2,34, quasi uguale a quello della classe 41-60 anni pari a 2,40 e, addirittura, superiore a quello dei commercialisti over 60, pari a 2,04. Questo fa sì che, per i commercialisti fino a 40 anni che esercitano in forma aggregata, il divario reddituale rispetto agli over 60 (37,3%) sia più basso di quello che si riscontra confrontando le medie reddituali totali (53,8%). In altri termini, l’aggregazione professionale ha un effetto performante sui giovani molto elevato. Infatti, mentre gli iscritti della prima classe individuali hanno una media reddituale di 33.382 euro, quelli aggregati raggiungono i 78.027 euro contro una media totale di 35.057 euro. È evidente che per un giovane è molto difficile entrare in uno studio aggregato, ma quelli che vi riescono ottengono performance decisamente migliori. L’analisi dei dati per territorio mostra, invece, una relazione molto importante tra grado di sviluppo territoriale e performance legata all’organizzazione dello studio”.