Un test gratuito, rivolto a tutte alle persone ricoverate in ospedale, nella fascia 18/65 anni che vengono sottoposte a prelievo ematico: è una delle misure messe in campo da Alisa, in collaborazione con tutte le aziende e ospedali della Liguria, per individuare il maggior numero possibile di persone sieropositive, facilitando l’accesso al test alla popolazione ligure appartenente alle fasce di età a rischio e afferenti alle strutture sanitarie ospedaliere. Uno strumento per intercettare eventuali casi “sommersi” per avviarli, nel minor tempo possibile, al trattamento.
Nel 2018 il totale dei casi di Hiv notificato in Liguria è stato pari a 99, di cui residenti: 58 a Genova, 14 a Imperia, 11 a La Spezia, 8 a Savona e 8 fuori regione. Nel 2017 il totale dei casi registrato è stato pari a 110 casi (57 residenti a Genova, 11 a Imperia, 16 a La Spezia, 17 a Savona e 9 fuori Regione).
A livello ligure, la distribuzione temporale del tasso di incidenza, rileva il più alto nella provincia di Genova con 2,5 casi ogni centomila abitanti, seguito dalla Spezia con 2,3 casi, Savona con 1,5 e Imperia con 1 caso ogni centomila.
Le fasce d’età più interessate dal fenomeno risultano quelle 35-44 e 25-34 anni con valori, rispettivamente, del 32,3% e del 25,1%; seguono poi le classi 45-54 anni (21,0%) e gli over 55 (13,6%). Globalmente, tra i 25-54 anni, le 1.574 segnalazioni rappresentano la maggior parte dei casi (78,4%).
Per quanto riguarda il sesso, le nuove diagnosi hanno riguardato, nel 28,3% dei casi segnalati tra il 2001 e il 2018, soggetti di sesso femminile. La classe d’età con la proporzione più elevata di eterosessuali femmine è 15-19 anni (36,8%) seguita da quella 20-29 (33,8%). Analogamente, tra gli eterosessuali maschi, le più alte proporzioni si osservano nelle classi d’età ≥60 anni (47,3%) e 50-59 anni (45,2%). Nei soggetti di sesso femminile, negli anni considerati, la trasmissione eterosessuale costituisce circa l’87,8% delle nuove diagnosi, seguita dalla tossicodipendenza con valori intorno al 7,0%.
Anche negli individui di sesso maschile i contatti sessuali (eterosessuali e omo-bisessuali) rappresentano la principale categoria d’esposizione, con valori intorno al 81,0% del totale, seguita da tossicodipendenti per via endovenosa (IDU 11,3%). Appare evidente l’incremento della trasmissione per via sessuale, che nel 2001 costituiva circa il 56,6% dei casi diagnosticati mentre nell’ultimo quinquennio si è attestata su valori pari all’84,6%, equamente distribuiti tra trasmissione eterosessuale e omo-bisessuale.
Considerando la modalità di acquisizione per via eterosessuale, dai dati raccolti si evince come, in entrambi i sessi, il 45,2% dei casi di nuova diagnosi (36,0% nelle femmine e 52,3% nei maschi,) dichiarino di non conoscere lo stato del/i partner nei confronti dell’infezione da Hiv. L’arrivo tardivo inoltre alla diagnosi è documentato dai dati raccolti: il 56,1% di tutte le nuove diagnosi da Hiv sono classificabili come late presenter (LP).
«L’Hiv – sottolinea Sonia Viale, vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria – è diventata ormai una malattia cronica, per questo motivo, bisogna consentire a chi è affetto da questa patologia una qualità di vita paragonabile a quella di altri pazienti cronici. Non bisogna abbassare il livello di attenzione, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e comunicazione»