Continua lo scontro tra Confitarma e Vincenzo Onorato, che ieri ha annunciato l’uscita delle compagnie del suo gruppo usciranno dall’associazione.
«Rispondo – scrive Onorato – al comunicato stampa della Confitarma, nel quale si afferma che ” l’estensione per gli sgravi previsti per la bandiera italiana anche alle bandiere comunitarie, non è frutto della politica di Confitarma, ma di un adeguamento delle norme italiane a quelle comunitarie espressamente imposto dalla Commissione europea “».
«L’italianissimo modo di scaricare le proprie colpe sugli altri – sostiene l’armatore – viene però smentito da un lapsus freudiano dell’anonimo redattore del comunicato: ” Purtroppo tale processo di adattamento non risulta ancora avviato nonostante le assicurazioni fornite dalle nostre autorità alle istituzioni comunitarie “. In quel ” purtroppo ” c’è tutto lo spirito della Confitarma : il malcelato quanto goffo anelito all’immediato adeguamento alle norme comunitarie! Ben si è guardata la Confitarma di promuovere presso i Ministeri competenti una limitazione ai benefici fiscali italiani a quelle compagnie con bandiera comunitaria, che imbarchino esclusivamente marittimi comunitari».
Secondo Onorato, «a Confitarma sta bene che gli italiani vestiti di bandiera estera con marittimi extracomunitari, si becchino gli sgravi previsti dallo Stato Italiano. Come già scritto nella precedente nota, il danno e la beffa. La Confitarma non si è nemmeno attivata a fare in modo che questo ” adeguamento “, subito e non voluto ( SIC ), povere anime candide, possa essere attenuato da adeguati strumenti di ammortizzazione sociale».
«Giovanotti! – si legge ancora nel comunicato – l’armamento italiano è in crisi: gruppi famigliari importanti che hanno fatto sin dal dopo guerra, la storia dell’armamento d’Italia, versano in grande difficoltà economica. I noli , in molti settori, hanno superato i minimi storici. Invito l’anonimo e soprattutto candido redattore del comunicato Confitarma, a lasciare per una volta gli sfarzi di Palazzo Colonna a Roma e di andare a Torre del Greco, ad Ercolano, a Torre Annunziata, a passeggiare fra le mille difficoltà di città che vivevano di mare. Ciò per citare soltanto alcune delle città marittime del nostro Sud. Che vada lui, con la dignità e coraggio che lo contraddistingue, ad annunciare la perdita di altri 15 mila posti di lavoro nel cabotaggio, e che Dio lo perdoni, anche se avrà il suo da fare per farlo».