È l’unico allevamento ligure riconosciuto da Enci (Ente nazionale della cinofilia) e Fci (Federation cynologique international) per il bovaro del Bernese e per il pastore australiano, due razze di cani di taglia medio-grande e conosciuti per l’intelligenza e la fedeltà. Si trova nell’azienda agricola di 4 ettari Piancavallo, nella frazione Costola Piancavallo di Varese Ligure in Val di Vara, la “valle del bio”. A gestire l’allevamento è Laura Ferraro (nella foto di apertura), 53 anni, con l’aiuto negli week end della figlia Mara, 24 anni, addestratrice professionale Enci,e la collaborazione saltuaria del marito, Mauro Rattone, oggi titolare di un piccola agenzia di comunicazione nel Tigullio e un tempo notissimo dj radiofonico con il nome di “Lenny”.
L’idea è tutta di Laura Ferraro: «Per me l’allevamento e, più che altro, la vita a stretto contatto con la natura e gli animali in genere, non dico unica ragione di vita, ma tutto ruota ormai intorno al benessere dei miei animali. Già da bambina sognavo di andare a vivere in campagna. Ma, per avere il mio primo cane ho dovuto aspettare di “essere grande”, mio padre non voleva in alcun modo animali in casa».
Ferraro ha comprato il suo primo cucciolo, un pastore tedesco, a 19 anni. E non si è più fermata. Nal 2003 è arrivato il primo bovaro del Bernese (vedi box). Oggi, nell’allevamento i cani sono 19, 16 bernesi (2 maschi adulti, 4 femmine anziane non più in riproduzione, 6 femmine in riproduzione, 1 femmina che per una patologia cronica non è più in grado di portare avanti una gravidanza, 1 femmina giovane di 18 mesi e 2 cucciole di 70 giorni) e 3 australiani (1 maschio adulto, 1 femmina in riproduzione, 1 femmina di 1 anno). «I pastori australiani, nonostante le dimensioni più ridotte, sono cani molto più impegnativi dei bernesi, molto più energici, attivi, dinamici e intelligenti. Devono essere tenuti impegnati quotidianamente fisicamente e mentalmente. Perciò l’allevamento di questa razza rimarrà sempre minoritario», spiega Ferraro.
Anche se i cani dell’allevamento sono “di casa” (nel senso che hanno a disposizione anche il rustico e non vengono ceduti a chi li vuole tenere solo in giardino), ovviamente l’allevamento è fatto anche per vendere i cuccioli. Ma il numero dei cuccioli, ovviamente, varia di anno in anno: «C’è stato un anno in cui abbiamo avuto 9 cucciolate, in altri 4 o 5. Per gli australian ne abbiamo solo una all’anno».
I cuccioli di bovaro del Bernese, se si tratta di cuccioli sani e rispondenti allo standard di razza, vengono venduti, a due mesi, a 1400 euro più Iva e i cuccioli di pastore australiano a 1100 oltre Iva. Ma il prezzo può scendere. E scende soprattutto se il cane non è da mostra canina (nell’allevamento ci sono un campione italiano di bellezza, campioni di concorsi esteri, “giovani promesse” Enci, “top dog” giovani e numerosi campioni riproduttori), ma ha qualche “difetto, come per esempio un po’ troppo pelo bianco per le caratteristiche internazionali del bernese o, per lo stesso cane, problemi che gli vieteranno di fare il riproduttore (ma i “genitori adottivi” non sempre sono interessati alle competizioni e al pedigree) come occhio azzurro o altro.
Nell’allevamento vengono organizzati anche degli “week end del cucciolo” e sono rivolti a quelle persone che affrontano l’esperienza del loro primo cane senza sapere nulla su come gestirlo ed educarlo. Durano due giorni: «Tocchiamo un po’ tutti gli argomenti, tutte le situazioni cui si può andare incontro vivendo la propria con un cane a fianco. Di solito sono famiglie che possono fermarsi due giorni, alloggiano e consumano i pasti in albergo e trascorrono le due giornate a contatto con i nostri cani e il loro nuovo cucciolo. La domenica pomeriggio il cucciolo ha già imparato a stare al guinzaglio e il loro nuovo amico bipede a condurlo correttamente».
Ma chi è il “genitore” ideale per questi cani? Spiega Laura Ferraro: «Cerchiamo padroni che amino vivere col cane sdraiato sui piedi, che non si spaventino per un po’ di peli sul divano o una strusciata sui pantaloni perché per loro una vita esclusiva in giardino, sarebbe una punizione che non riuscirebbero neanche a capire».