Un seminario sul decreto Dignità non per fornire “un dogma”, ma per capire e studiare la materia, formare e conoscere i delegati sindacali in modo da fornire loro più strumenti di tutela del lavoratore (anche in ambito di contrattazione) e approfondire la materia per offrire strumenti utili per portare a casa dei risultati apprezzabili sia a livello salariale sia normativo.
Questo l’obiettivo della mattinata formativa organizzata dalla Cisl sul decreto Dignità al Bi Bi Service di Genova.
«Il decreto Dignità – spiega Luca Maestripieri, segretario generale Cisl Liguria – è entrato in vigore da metà dello scorso anno, i suoi effetti li vedremo più avanti, il principio di per sé è giusto, contrastrare la precarietà, ma dubitiamo che lo strumento sia adeguato per raggiungere quel fine». In sostanza si tocca e si irrigidisce molto il contratto a termine, sperando che questa opzione venga trasformata in contratti a tempo indeterminato. «Al momento i dati Istat – sottolinea Maestripieri – non ci dicono questo: c’è un lieve aumento dei rapporti di lavoro, ma quelli a termine restano stabili. L’obiettivo è giusto, vediamo se lo strumento si mostrerà adeguato, abbiamo qualche perplessità». In particolare, secondo il segretario della Cisl, sulle clausole e il numero di rinnovi ridotti. «Inoltre – aggiunge – sono stati introdotti i voucher per settori delicatissimo come l’agricoltura e il turismo, non è lineare sugli obiettivi da conseguire quindi».
Per la Cisl, sarebbe meglio «il confronto col sindacato e la via contrattuale per risolvere questi problemi, attraverso accordi pattizi, invece spesso si interviene con provvedimenti di legge calati dall’alto, è accaduto così anche in passato, che non hanno prodotto effetti apprezzabili di tutela dell’occupazione e di diminuzione precarietà».
Mattia Pirulli segretario generale Felsa Cisl nazionale, la categoria che rappresenta e tutela i lavoratori somministrati, autonomi e atipici, spiega: «I principali cambiamenti del decreto riguardano la durata contratto e numero di proroghe, in particolare l’introduzione della causale. Inoltre viene eguagliata la somministrazione a termine con il contratto a termine».
Secondo Pirulli questo decreto «potrebbe dare avvio a un minor utilizzo delle “sacche di flessibilità tramutate in precarietà”. Tuttavia il rischio è che per le qualifiche più basse si ricorra a un ampio turn over al raggiungimento dei 12 mesi attraverso la cosiddetta causale e dei 24 mesi.
La Felsa Cisl ha appena rinnovato il contratto collettivo nazionale: «Siamo in fase di assemblee sui luoghi di lavoro – dice Pirulli – per l’approvazione delle ipotesi di rinnovo. L’obiettivo è dare una risposta a chi il lavoro lo perde, cioè curare contrattualmente la transizione tra un posto di lavoro e l’altro, sapendo che la contrattazione tenta di rafforzare le tutele per i lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato cioè il cosiddetto contratto commerciale».