Dopo il crollo del Ponte Morandi il segno meno chiude l’anno del porto di Genova, i dati rilevati da Spediporto parlano di un -2%: «Avevamo sperato in una piccolo recupero a fine anno – commenta Alessandro Pitto, presidente di Spediporto – coincidente con il periodo di peack season dei traffici marittimi, che tradizionalmente è a dicembre, ma così non è stato. I dati forniti a dicembre dai nostri associati confermano purtroppo una pessima chiusura con un -2%. Per fortuna l’export, che ha registrato un +6%, sempre nel mese di Dicembre, ha mitigato un dato che poteva essere molto più negativo”.
«Il nesso di causalità con il crollo del Ponte Morandi per noi è evidente e provato dai numeri – commenta Giampaolo Botta direttore generale di Spediporto – il nostro era uno scalo che negli ultimi 10 anni era cresciuto del 65%, quest’anno chiuderemo con il segno meno. Lasciamo che sia l’Autorità di sistema portuale a ufficializzare dati e volumi delle perdite, perché è giusto che sia così, ma noi siamo molto preoccupati. Il mese di novembre aveva fatto sperare in una piccolo ma significativa ripresa, a fronte di un -9% circa nelle importazioni, l’export con un +8,96%, aveva dato un colpo di reni al Porto di Genova che aveva chiuso il mese di novembre con quasi un +2% complessivo, il dato però non si è confermato a dicembre». In questo momento così delicato a preoccupare gli spedizionieri sono anche gli scenari internazionali che mostrano una economia globale in frenata. Dalla guerra dei dazi, portata avanti dal governo Usa, alla Brexit, i punti interrogativi sono numerosi e certamente non favoriscono l’ottimismo.
«Proprio ieri sono arrivati i dati del Porto di Anversa che ha chiuso l’anno con un nuovo importante record di crescita del 5,5% nel traffico containers ed un più generale +5,8% nelle tonnellate confermandosi ormai come uno dei più importanti world-class player e confermandosi come vero motore trainante l’economia dell’intero Belgio – dice Pitto – Genova potrebbe essere per l’Italia, quello che Anversa è per il Belgio, ma dobbiamo spingere tutti nella stessa direzione ed avere coraggio di compiere scelte di svolta»
Dal crollo del Ponte Morandi il segno meno ha caratterizzato tutto l’ultimo quarto di anno: a luglio i traffici a Genova segnavano un +7%.
«Dobbiamo avere il coraggio di abbattere il muro della burocrazia – dichiara Botta – che non vuol dire negare il ruolo delle P.A. ma ammodernarne la cultura. Cittadini ed imprese devono essere i primi clienti dell’azienda Italia. Le nostre amministrazioni, dal Comune alla Regione, passando per Camera di Commercio di Genova e auto, hanno fatto e stanno facendo molto, ma dobbiamo trovare unità di intenti e di obiettivi come nei giorni successivi al crollo. Siamo anche preoccupati dalla raffica di scioperi che potrebbero ulteriormente funestare questo inizio anno. Dalla prossima settimana in avanti saranno molte le iniziative di protesta, lecite e legittime, ma attenzione a non innescare ulteriori elementi di incertezza internazionale sul nostro porto».
Il decreto Genova e la legge di Bilancio, recentemente varata dal Parlamento e dal governo, secondo Spediporto offrono strumenti interessanti di innovazione. «Dobbiamo tornare ad attrarre investimenti dall’estero attraverso una moderna politica di semplificazione al business. Nel mese di gennaio – annuncia Botta – abbiamo in agenda di formalizzare un progetto di zona logistica semplificata integrata con la Zona franca urbana e il retroporto, chiederemo al sindaco Bucci massima attenzione sulle nostre idee, intanto Spediporto prosegue la class action contro Autostrade per l’Italia».