«Vorremmo avere la stessa capacità che aveva all’epoca l’amministrazione Berneschi di ascoltare il territorio, ma allo stesso tempo essere più coerenti e più normali nella gestione dei processi, soprattutto di quelli decisionali. Qualcuno ha definito Berneschi un “Papa”: Berneschi era un banchiere, ha fatto cose straordinarie, ma ha accentrato troppo, ha commesso errori che la banca si è trascinata dietro in termini di concentrazione del rischio». Così Paolo Fiorentino, ad di Banca Carige, trae spunto da una passata amministrazione per sottolineare la principale missione dell’istituto di credito: l’ascolto del territorio. Il commento a margine della presentazione del nuovo plafond PerLaLiguria, studiato insieme a Rete Fidi per le piccole e medie imprese della regione.
«La banca torna a fare credito − precisa Fiorentino − stiamo lavorando sia all’interno, sia all’esterno per far passare il messaggio che siamo una banca, e una grande banca, come lo siamo stati in passato. Forse ce n’eravamo un po’ dimenticati. Ma questa banca ogni anno ha 1,3 miliardi di crediti buoni che scadono: significa che nel nostro dna c’è una proiezione importante a sostenere le imprese».
L’amministratore delegato di Carige torna anche sull’argomento stabilità: «Tutti noi ne abbiamo bisogno: abbiamo bisogno di fare delle pianificazioni credibili, sfidanti, ma realistiche. La stabilità è uno degli elementi, ma ci vogliono anche talento e coraggio».
«In questo momento – aggiunge Fiorentino – registro un interesse intorno alla banca da parte di investitori istituzionali. Una cosa che fa piacere a tutti noi, perché significa che il nostro lavoro è percepito positivamente all’esterno: siamo un oggetto conteso. Ma ci sono partite che non controlliamo: l’importante è concentrarsi sulla nostra missione, ciò che è fuori dal nostro perimetro mi interessa, ma non mi trova coinvolto».