«Si è raggiunta una quadra che non è esattamente quella che avevamo proposto, ma le esigenze nazionali, le elezioni nazionali evidentemente hanno un loro peso. Credo che le nostre proposte fossero sensate, dal punto di vista del metodo mi restano molte perplessità su come tutti i partiti, non solo il mio, si sono mossi, mi sarebbe piaciuto un coinvolgimento del territorio, un recepimento dei suggerimenti, la capacità di valorizzare gli amministratori come avevamo chiesto qui, cosa che in parte è avvenuto, con alcuni candidati che credo saranno in lista». Così il governatore ligure Giovanni Toti, questa mattina a margine della presentazione del rapporto sui conti pubblici territoriali ha commentato la formazione delle liste di Forza Italia, peraltro non ancora definite ufficialmente. Toti ha subito la delusione di non vedere riconosciuto il contributo della Liguria alle vittorie del centrodestra, i tre assessori della sua giunta che si aspettava di vedere andare a Roma, Giacomo Giampedrone, Ilaria Cavo e Marco Scajola, non sono stati candidati da Berlusconi. A (molto) parziale compenso, dovrebbe essere candidato il consigliere regionale Angelo Vaccarezza, ex presidente della provincia di Savona.
«In ogni caso – ha insistito Toti – penso che i partiti debbano rivedere nel loro complesso, viste le polemiche di queste ore, il meccanismo di selezione della classe dirigente, di scelta, di coinvolgimento dei territori, specie nei luoghi dove le classi dirigenti territoriali hanno dimostrato grande capacità di penetrazione». Secondo il governatore ligure si dovrebbe ottenere più attenzione «quando si governa, cosa mai successa alla destra, nella sesta città italiana, Genova, si vince in capoluoghi provincia mai vinti dal ’94 a oggi neppure nei tempi migliori, quando ci sono un ricambio importante, una fiducia crescente, e si ottengono aree di influenza e di cultura più larghe di quelle del centrodestra, tutte cose avvenute in Liguria ma anche in Lombardia e in altri posti».
In conclusione «penso che un’attenzione molto attenta dei vertici nazionali a quel che accade sui territori non solo produca un effetto virtuoso sui territori, ma produca anche un effetto virtuoso di selezione della classe dirigiente per i livelli nazionali e quindi per il nostro Parlamento che, diciamolo, nella scorsa legislatura non ha brillato come esempio di classe dirigente all’altezza della situazione».
Dove può arrivare il centrodestra? «Non facciamo cabale, aspettiamo, facciamo campagna elettorale, proponiamo cose serie e sensate, mi auguro che sia una campagna elettorale di cui il Paese ha bisogno, quindi fondata su proposte serie, senza urla e insulti, senza mirabolanti paradisi promessi l’indomani ma con la costruzione di piani di govenro seri, mi auguro che i partiti si preparino a costruire una classe dirigente di governo, vedremo a chi tccherà questa responsabilità. Devo dire che rispetto a quanto accaduto nel centrodestra, alle polemiche che sono strisciate in questi giorni, il Pd si è dimostrato testa di serie numero 1 assoluto nella negatività, quasi irraggiungibile, aczi mi auguro irraggiungibile. Quindi ora il centrodestra ha ancor di più la responsabilità di costruire una squadra di governo, un programma di governo, una coesione tra partiti, perché questo Paese non ha grandi alternative».
Toti questa mattina ha riproposto il suo modello di centrodestra che in Liguria ha stravinto ma che a livello nazionale non sembra convincere Berlusconi: un’alleanza stretta con Lega e Fdi. E lo ha riproposto nella sua forma “pura”, quella di una lista unica.
«Avrei voluto vedere – ha detto – una federazione di partiti votata a un partito, unico, una selezione territoriale basata su criteri certi di meritocrazia, avrei voluto una competizione libera tra candidati della Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, altri orientamenti civici per scegliere il migliore per correre nei collegi. Avrei voluto vedere qualcosa che assomigliasse di più al partito repubblicano democratico degli Usa che non ai conciliaboli della vecchia unione sovietica. Però, com’è noto, adesso questo non è stato, la legge elettorale rosatellum è una legge a tipico impianto proporzionale, ogni partito scalderà i muscoli, metterà in campo i propri campioni, cercherà di fare un voto più dell’altro.»