Ha votato sì al referendum l’ex ministro Claudio Scajola, che auspica si arrivi al più presto a una nuova fase di politica, meno urlata e più ragionata e, per quanto riguarda la Liguria, non condivide il progetto di Toti.
«Ho dichiarato pubblicamente di avere votato Sì – dichiara Scajola a Liguria Business Journal – ma soltanto dopo che le elezioni si erano concluse. Credo che la riforma contenesse più aspetti positivi che negativi ma per rispetto verso Forza Italia non ho preso posizione pubblica e non ho partecipato a certe manifestazioni a favore del Sì organizzate da esponenti del partito. Non sono intervenuto nella campagna referendaria, né dalla parte del Sì né da quella del No. A chi me lo ha chiesto personalmente ho detto che mi sembrava opportuno votare Sì. Ho riflettuto a lungo prima di scegliere, cercando di essere più attento al contenuto della riforma piuttosto che alle questioni di schieramento. E ho fatto sapere a Berlusconi, in diverse occasioni, che la cultura politica di Forza Italia era molto vicina alle ragioni del Sì e che il testo era stato approvato due volte da Forza Italia. Secondo me sarebbe stato più opportuno lasciare libertà di voto agli elettori ma capisco anche che, per colpa un po’ di tutti, in primis di Renzi, il referendum si sia trasformato in un giudizio pro o contro il governo. E il voto ha espresso una protesta condivisa dalla stragrande maggioranza degli italiani contro Renzi e il suo governo.».
Ora, «la mia preoccupazione è che si vada verso l’ignoto, che si dia un segnale di instabilità e di incapacità di effettuare le riforme e Dio solo sa quanto importante sia per il nostro Paese la stabilità. Mi auguro che il mio pessimismo sia sbagliato. Comunque è difficile fare previsioni a breve, oltre tutto ci troviamo con il Senato a cui si applica la vecchia legge elettorale e la Camera che verrebbe votata con la nuova, su cui si deve pronunciare la Corte Costituzionale. Quello che vedo probabile è che si vada verso una fase di ulteriore frammentazione dei partiti esistenti e spero che nel tempo più breve possibile si passi a una fase di composizione, basata non su una politica di populismo ma su un programma di responsabilità».
Stefano Parisi sembrerebbe una figura coerente con la fase politica auspicata da Scajola. «Parisi – precisa l’ex ministro – è una persona di spessore, di grande preparazione, moderazione, equilibrio e buon senso. Quando dalla fase delle urla si tornerà alla fase della ragione Parisi giocherà un ruolo importante».
Scajola non è invece d’accordo con Giovanni Toti, governatore della Liguria. «Toti non non lo posso giudicare personalmente, l’ho incontrato soltanto una volta. Per quanto riguarda il programma politico, la sua proposta è quella di un partito unico con la Lega. Non la condivido».